Tragedia sfiorata nel carcere di Ariano Irpino. Un detenuto di 24 anni, originario di Napoli, si è dato fuoco nella sua cella in preda ad un raptus. E’ giunto in condizioni gravissime al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Ottone Frangipane. I primi a soccorrerlo all’interno del penitenziario arianese sono stati i sanitari del 118 allertati dalla centrale operativa di Avellino. Il giovane è è stato sottoposto alle cure necessarie, per poi stabilizzarlo in attesa dell’arrivo dell’eliambulanza del 118. Vista la gravità della situazione, ustioni di terzo e quarto grado al volto, nuca, tronco e arti superiori, si è reso necessario il trasferimento urgente al Cardarelli di Napoli. Sul posto, a garantire le operazioni di atterraggio e decollo, i Vigili del Fuoco del distaccamento di Ariano Irpino.
Redazione Irpinia
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[…] “Un giovane detenuto nel carcere di Ariano Irpino (Avellino) si è dato fuoco all’interno della sua cella. Era solo in cella perchè aveva chiesto il divieto di incontro con gli altri. Si tratta di un giovane napoletano di 24 anni che ha riportato gravi ustioni (è in prognosi riservata) ed è stato trasportato ieri in elicottero al Cardarelli di Napoli. La direzione del carcere è stata in costante contatto con la mamma e l’avvocato del giovane. Era giunto nel carcere avellinese nel 2018 da Secondigliano. Aveva iniziato una serie di proteste perchè voleva tornare a Napoli. La direzione del carcere aveva chiesto la ritraduzione, che però gli veniva negata. Il carcere di Ariano Irpino con i suoi 350 detenuti, il 90% definitivi ha solo due educatori, i professionisti esperti (psicologi e psichiatri) hanno 50 ore mensili. Ci sono stati nel carcere nell’ultimo mese due TSO. Nel carcere dove il 18% dei detenuti ha problemi psichici,vive forme di autolesionismo, a volte qualche detenuto ha aggredito anche agenti di polizia penitenziaria, lo psichiatra va due volte al mese! Benevento con poco più di 400 detenuti ha sei educatori.Arienzo con 85 detenuti ha due educatori, Vallo della Lucania con 56 detenuti ha due educatori. Insomma pochi educatori, poche figure sociali nelle carceri campane e a volte mal distribuite”. […]
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