Avellino – Crisi industriale: Irpinia, Anno Zero

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Avellino – Fma, Denso, Cablauto, Asm, Ferrero, Novolegno, Irisbus, sono solo alcuni dei nomi delle industrie che hanno alimentato e trasformato l’economia irpina anche in fasi tragiche come quella post sisma. Oggi i nostri nuclei industriali sono poco più che aree fantasma, vittime dell’attuale crisi economico finanziaria e di anni cattiva gestione politica del territorio. Non c’è ad oggi alcuno stabilimento, in particolare quelli del settore metalmeccanico che per anni hanno rappresentato la principale fonte di produzione, che non abbia visto calare bruscamente la produzione, fatto ricorso a licenziamenti e cassa integrazione. Operai come carni da macello: circa 900, quelli della Irisbus, che passeranno nove mesi in cassa integrazione nell’impossibilità di produrre 400 autobus Gran Turismo per la Regione Campania; oltre 100 i lavoratori della Cablauto che sono tornati a casa e che insieme a quelli della Fma di Pratola Serra, in cassa integrazione a turni alternati fino ad agosto, sono scesi in piazza anche al fianco dei loro colleghi di Pomigliano da tempo in mobilità. Un po’ di settimane di cassa integrazione anche per i 120 dipendenti della Novolegno la più “fortunata” delle nostre fabbriche…sono solo degli esempi di una drammatica realtà: per ogni operaio licenziato o cassintegrato c’è una famiglia che non arriva a fine mese e che , quindi, non contribuisce a far “girare l’economia”, che alimenta le schiere dei cosiddetti nuovi poveri; insomma l’incessante circuito di una crisi economica specchio di una ben più preoccupante crisi sociale. Non è più rosea neanche la situazione dei due distretti di Calitri e Solofra specializzati nel settore tessile – abbigliamento, le cui aziende lavorano principalmente per conto terzi e sono sottoposte alla spietata concorrenza a basso costo della sub-fornitura turca, nordafricana ed asiatica.
Oltre il danno la beffa per gli operai nostrani che da luglio non hanno neanche alcun riferimento istituzionale a cui appigliarsi a causa del commissariamento dell’Ente Provincia. Tra licenziati, messi in mobilità ed in CigS arriviamo, secondo i dati Ires Campania ad un totale di 4.375 addetti destinati ad uscire dal mondo del lavoro, pari al 3% degli occupati dell’intero territorio provinciale. Il rapporto Ires ci lascia un altro dato allarmante, quello relativo alle procedure fallimentari registrate presso la Camera di Commercio di Avellino: il numero dei fallimenti varia dai 65 del 2007 ai 184 registrati nel 2008, con un incremento pari al 183, 1% il secondo (ndr. dopo quello di Napoli) più alto della Campania. Alla crisi attuale contribuiscono anche i gap storici della provincia: una strutturale tendenza all’invecchiamento della popolazione, l’esodo dei giovani per motivi di studio e di lavoro, la frammentazione in numerosi piccoli comuni: nell’arco di soli venti anni la popolazione irpina si è ridotta di circa tremilacinquecento unità. In provincia di Avellino, sempre secondo i dati Ires, attraverso i progetti integrati sono stati finanziati 477 interventi per un totale di 692milioni di euro, di cui il 60% attraverso le misure del POR Campania 2000-2006, il 24% con risorse private e il restante 14% con altre risorse pubbliche. Dei 477 interventi 272, circa il 57%, riguardano la realizzazione o il miglioramento di infrastrutture per un totale di 302 milioni di euro, di cui il 66,59% attraverso le misure POR.
A questo punto la domanda sorge spontanea: come si districheranno i numerosi candidati alle prossime elezioni tra le solite promesse di cambiamento, innovazione e sviluppo oppure, di fronte ad una situazione tanto drammatica, continueranno ad attaccarsi gli uni con gli altri per un posto in più alla Comunità montana piuttosto che in qualche commissione particolare? La risposta, quella degli elettori troppo spesso scambiati per creduloni senza pretese, potrebbe essere sorprendente. Ai posteri l’ardua sentenza. (di Rossella Fierro)

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