Cantelmo: “Le scarcerazioni eccellenti possono ridare fiato alla criminalità: Irpinia, svegliati”

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Marco Grasso – “Come il professore Keating nel film “L’attimo fuggente” incitava i suoi allievi ad osservare le cose da tutti i punti di vista, così noi dovremmo imparare a guardare la camorra dalle diverse angolazioni. Purtroppo siamo abituati a parlare solo dei boss, della sete di potere, della forza economica dei clan, ignorando, spesso e volentieri, le vittime della mafia, soprattutto quelle innocenti, che sono più di mille. Se ne volessimo ricordare una al giorno, come si fa per i santi, occorrerebbero più di tre anni”.

Il Procuratore di Avellino Rosario Cantelmo, intervenuto all’istituto “Manlio Rossi Doria” per l’incontro sulla legalità promosso in vista della ventiquattresima “Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti delle mafie”, scuote, come sua abitudine, coscienze e società civile, citando l’inferno raccontato ne “Le città invisibili” di Italo Calvino.

“Siamo sospesi tra l’indifferenza e l’accettazione dell’inferno che ci circonda ogni giorno e la voglia di cambiare. Nella nostra terra – precisa – vince sempre più spesso l’indifferenza. L’illegalità è spesso accettata con troppa facilità e superficialità. E invece non bisogna mai essere insensibili alla criminalità”.

Cantelmo si sofferma sul recente arresto del boss Di Lauro. “In Irpinia è successo qualcosa del genere, con l’arresto di un pericolosissimo boss del nolano, Russo, latitante da 25 anni. E’ stato trovato a Sperone, e mi chiedo se è mai possibile che nessuno si sia accorto di quella presenza. Eppure Russo è stato vestito, gli è stato portato da mangiare per mesi in una piccola comunità. Magari in tanti hanno scelto di far finta di niente, di non vedere. Ecco, questo è il vero problema: l’Irpinia non è un’isola felice, stiamo attenti. Molti boss sono stati scarcerati ed altri torneranno in libertà nei prossimi mesi e, purtroppo, il tessuto sociale non è cambiato. Nulla vieta che si possano riorganizzare”.

Il Procuratore si rivolge poi ai tanti professori presenti al confronto. “La scuola ha un ruolo fondamentale nella diffusione dei valori della legalità. Ci sono zone in cui è difficile far capire certi concetti che a noi sembrano scontati. Ci sono realtà del napoletano, e non solo, dove la camorra è vista come un alleato, qualcosa che ci tutela e ci difende. Ma, in quelle stesse realtà, ci sono anche ragazzi che sanno dov’è il bene e hanno capito che non c’è una strada alternativa a quella della legalità. Ecco, bisogna ripartire da quegli esempi, da quei valori”.