Legge Lorenzin, il 6 marzo l’Usb di Avellino scende in piazza

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Mercoledì 6 marzo l’Unione Sindacale di Base lancia la campagna di mobilitazione nazionale per difendere i lavoratori della Sanità dagli effetti perversi della cosiddetta legge Lorenzin, sulla quale il governo in carica lavora in stupefacente continuità con il precedente esecutivo. Alla mobilitazione parteciperà anche la Federazione provinciale di Avellino dell’USB che in un comunicato spiega i motivi di tale partecipazione.

Nel mirino della riforma, il cui varo è stato accompagnato da aulici proclami, sono finiti come al solito i lavoratori e con loro i cittadini tutti che già hanno difficoltà ad accedere alle cure e che ora, grazie a riorganizzazioni anche territoriali, vedono ulteriormente compressa l’erogazione dei servizi. Si chiama “attacco al welfare” e si attua attraverso strumenti noti:
• guerra ai salari;
• assalto alle condizioni di vita e di lavoro;
• compromissione della salute e della sicurezza sul lavoro;
• frazionamento e precarizzazione del lavoro;
• politiche di austerità imposte dalla UE;
• riduzione degli spazi democratici per il dissenso e la conflittualità sociale.

In particolare la legge Lorenzin crea il “maxiordine” delle Professioni sanitarie, che assorbe ben 17 albi professionali, da aggiungersi a quelli preesistenti degli infermieri e ostetriche, dei tecnici sanitari di radiologia medica e di assistente sanitario. Tecnicamente un mostro che riguarda alcune centinaia di migliaia di lavoratori.
Il “maxialbo” si chiama “Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione”. Prevede l’iscrizione obbligatoria per tutti i professionisti dipendenti (pubblici e privati) e i liberi professionisti. Dietro versamento di una quota associativa, variabile da regione a regione, di alcune decine di euro, che riduce di fatto il già risibile aumento dell’ultimo (e scaduto) contratto del settore.

USB dice no al balzello: che siano le aziende sanitarie, pubbliche e private, a pagare la “tassa governativa” sulla sanità.
USB dice no a un modello di sanità basato soltanto sulla quadratura dei bilanci a spese di lavoratori e cittadini.
USB dice no alla destrutturazione del Servizio Sanitario Nazionale e all’allontanamento dei centri decisionali dalle realtà territoriali.
USB si mobilita a partire da mercoledì 6 marzo con presidi e volantinaggi in tutte le realtà territoriali:
• contro il precariato e l’esternalizzazione dei servizi;
• per la costruzione di un Consiglio delle Professioni della Sanità che sia strumento di unità;
• per un Coordinamento nazionale degli Operatori Socio Sanitari affinché trovino giusta collocazione nel settore;
• per la sicurezza e il benessere dei lavoratori;
• per la parità di genere, alla vigilia dello sciopero nazionale dell’8 marzo, in un settore in cui le donne rappresentano il 63,8% del personale.

E al governo ricordiamo che ordini non ne prendiamo.