Giulio Scarpati e Valeria Solarino sul palco del Teatro “Carlo Gesualdo”

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E’ il teatro, decisamente, il mezzo di comunicazione più autentico per un attore come Giulio Scarpati che calca palcoscenici da anni (gli inizi a 13 anni).

La notorietà gli viene anche dalla TV , dai film girati con registi d’ eccezione ma il teatro è la sua sfida preferita, attraverso il contatto, sera dopo sera, col pubblico.

Dopo la fortunata tournée di ‘Una giornata particolare’ prodotta da ‘Gli Ipocriti-Melina Balsamo’, con la regia di Nora Venturini e un cast di giovani attori, Scarpati si ripropone: stessa regia, stessa compagnia, stavolta con il noto capolavoro di Molière ‘Misantropo’ .

Non spaventi la scelta di un classico: la messa in scena in questione, pur restando fedele al testo, non annoia, non ha nulla di pesante, anzi. Alceste/Scarpati, il protagonista, è misantropo perché non accetta l’ipocrisia cortigiana, perché la sua idea di onestà si scontra quotidianamente con gli atteggiamenti affettati e ‘convenienti’ di chi lo circonda. Ha in mente, anzi sogna di rifondare la realtà. Ma la sua lotta all’ipocrisia s’infrange contro bugie e conformismi.

Paradossalmente, tuttavia, il cuore di Alceste inizia a battere per una cortigiana frivola e integrata in questo piccolo mondo di intrighi e falsità, la bella Cèlimène/Solarino.

E qui nasce l’arrovellamento del protagonista, la lotta tra i sentimenti e la sua ideologia intransigente. Alceste mostra finalmente-o sfortunatamente- il suo lato più umano: accade a tutti, davvero tutti, di innamorarsi della persona ‘sbagliata’. E per amore si contraddice, magari nega anche ciò che è invece insito nella sua natura.

Attorno a questo travaglio personale, qui soprattutto amoroso, ruota una corte che ha tanto di seicentesco ma anche tanto dei nostri tempi. Ogni personaggio del cast rappresenta un ‘tipo’, con i propri vizi, le velleità di potere, la competizione. E’ un’operazione voluta dalla regista, quella di far partecipare attivamente ogni elemento del gruppo in scena per evidenziare che non è Alceste ad opporsi agli altri ma sono gli altri ad isolarlo perché troppo ‘onesto’.

Di Molière c’è tutto. Non si rivisita il testo. Si fa leva sull’umanità del protagonista e si indugia su quanto l’Amore possa capovolgere perfino il più severo degli uomini.

L’effetto contemporaneo e attuale è reso dalla felice commistione dei costumi, delle musiche e dell’impianto scenico. E’ proprio qui che lo spettatore avverte di trovarsi a metà tra parrucche e abiti barocchi e richiami al moderno. Lo stesso vale per le musiche seicentesche contaminate da sonorità jazz, rock, elettroniche.

Come detto all’inizio, non c’è modo di annoiarsi. Si sorride molto sebbene, come narra lo stesso Molière, il finale sarà necessariamente un po’ amaro.

Un colorato ventaglio di personalità, sentimenti, azioni che racconta di un mondo storicamente lontano ma di fatto molto vicino al nostro.

Lo spettacolo sarà ad Avellino sabato 2 marzo alle ore 21,00 e domenica 3 marzo alle 18,30 presso il Teatro Carlo Gesualdo.