Solofra-Montoro, Legambiente denuncia: “Dopo cinque anni di tetracloroetilene, cosa è stato fatto?”

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Un nuovo monito parte dal circolo Legambiente “Valle Solofrana” i cui rappresentanti gridano: “Caratterizzziamoci” affinché i temi salute e ambiente possano tornare ad essere una priorità indiscussa.

Legambiente pone sotto la lente di ingrandimento la questione dell’inquinamento e contaminazione delle falde e l’abbandono delle aree interessate, Solofra e Montoro, a cinque anni dalla scoperta del nocivo tetracloroetilene. “Il pozzo Consolazione di Solofra si mostra come un luogo abbandonato, con i rovi ormai a chiudere il cancello d’ingresso” dicono.

E proseguono ripercorrendo alcune tappe: “Era il 4 gennaio del 2014 quando l’Alto Calore comunicava al Comune di Montoro la presenza di tetracloroetilene nel pozzo di Chiusa per poi arrivare alla comunicazione di allerta del 10 gennaio al comune di Solofra da parte dell’Arpac, distretto Avellino, per la presenza della stessa sostanza alla Fontana dei Quattro Leoni. Scoppia l’emergenza tetracloroetilene con chiusura dei pozzi Consolazione ed Eustachio e di numerosi pozzi industriali a Solofra e con conseguenti crisi idriche”.

“Come Circolo Legambiente Valle Solofrana – continuano – abbiamo seguito le varie fasi che si sono susseguite partecipando anche alle conferenze dei servizi per l’approvazione del piano di caratterizzazione, approvato nel 2015, finanziato e promesso ma mai partito. Lo abbiamo ricordato anche al ministro Sergio Costa il 15 dicembre durante la sua visita al bacino del fiume Sarno e a cui abbiamo inviato il nostro dossier “Inquinamento delle acque sotterraneedi Solofra e Montoro. Informare i cittadini, tutelare la salute, risanare l’ambiente, riconvertire l’industria alla green economy”, presentato durante un convegno il 20 febbraio 2016″.

Tuttavia, dall’ultimo incontro in Regione – lo scorso 18 dicembre – LL presenza dei sindaci di Montoro e Solofra e del Commissario dell’Alto Calore Irpino “sono state fatte rassicurazioni – scrive Legambiente – ma sono anche emersi la necessità di ulteriori integrazioni tecniche e il dubbio sulla competenza in seguito alla cessazione dell’Alto Calore Irpino: Ente Idrico Campano o Regione Campania? Ricordiamo, la caratterizzazione è propedeutica alla bonifica e permetterebbe di individuare possibili focolai ma soprattutto con le integrazioni delle indagini non solo delle acque sotterranee ma anche di quelle superficiali e del suolo comporterebbe una maggiore conoscenza delle attuali pressioni sulle matrici ambientali”.

In ultimo Legambiente chiosa:”La falda contaminata intanto “buona buona” è lì in attesa. Starà scendendo a valle? Ha sconfinato i limiti provinciali irpini? Al netto della burocrazia, l’ambiente e la salute pubblica hanno già atteso abbastanza!”.