Renato Spiniello – “Dieci anni a testa per i vertici di Autostrade per l’Italia è una richiesta sconcertante”. E’ secca la risposta dell’avvocato Giorgio Perroni, responsabile civile di Aspi, a margine della requisitoria del Procuratore capo Rosario Cantelmo, al termine della quale il magistrato ha chiesto al giudice monocratico Luigi Buono dieci anni a testa di condanna per dodici imputati, tutti dirigenti e dipendenti della società concessionaria, nell’ambito del processo sulla strage di Acqualonga, in cui persero la vita quaranta persone.
“Le richieste non sono fondate su alcun dato scientifico oggettivo e in contrasto con quanto emerso in dibattimento – ha continuato il legale – Si contesta, per esempio, alle strutture tecniche della società di aver mantenuto sul ponte barriere che pure rispondono ai più elevati standard di contenimento a livello internazionale, verificati non più tardi del 2015 e confermati dagli stessi periti dell’accusa, sulla base di vizi solo di tipo amministrativo. La decisione contestata si inserisce all’interno di un progetto di riqualifica delle barriere stesse, deciso su base volontaria da Autostrade per l’Italia, per il quale la società aveva messo a disposizione dei progettisti ben 150 milioni di euro, una somma sovrabbondante rispetto alle esigenze e questo lo spiegheremo nel dettaglio durante le arringhe difensive.
Siamo convinti – prosegue l’avvocato – che nelle prossime udienze, nel corso delle quali verranno smentite in toto le considerazioni svolte dall’accusa, sarà possibile per il giudice cogliere a pieno la differenza intercorrente fra la genericità dell’intervento della Procura e la puntualità del rigore scientifico e probatorio che caratterizzerà invece i singoli interventi difensivi, basati sulle solide argomentazioni tecniche proposte dal collegio dei consulenti che non sono state minimamente scalfite dalle conclusioni dei periti dei pm e dello stesso tecnico d’ufficio”.
Le barriere bordo-ponte del viadotto Acqualonga sarebbero insomma ritenute da Autostrade assolutamente adeguate e non avrebbero destato alcuna preoccupazione. Il fenomeno di ammaloramento dei tirafondi (i chiodi d’acciaio che tengono ancorata al suolo la barriera), sempre secondo le parole dell’avvocato Perroni, era imprevedibile e nessuno avrebbe potuto conoscere.
Cantelmo intanto, starebbe valutando l’ipotesi di aprire un’inchiesta bis sulla gestione dei sistemi di sicurezza lungo tutti i tratti autostradali simili a quelli dell’A16 Napoli-Canosa, proprio partendo dalle deduzioni del perito d’ufficio Felice Giuliani, la cui perizia è stata acquisita dalla Procura. “Facciano tutte le indagini che vogliono – ha glissato Perroni – ma troveranno sempre che Aspi ha svolto in maniera corretta e puntuale il proprio compito. Il crollo del ponte di Genova potrà influire sulla sentenza? Probabile, ma andiamo avanti sereni in quanto siamo sicuri di poter dimostrare l’incosistenza di qualsiasi ipotesi accusatoria formulata”.