Marco Grasso – Dopo cinque mesi di sciopero e presidio permanente, i lavoratori Ipercoop si preparano a smontare la tenda della protesta. C’è poca voglia di parlare davanti la sede di via Pescatori. L’assemblea con il sindacato di questa mattina ha ratificato il preaccordo sottoscritto pochi giorni fa al Mise e aperto, di fatto, la nuova gestione targata Az Market.
Resta in realtà ancora qualche margine minimo di manovra per provare a migliorare le condizioni economiche di chi continuerà a lavorare nell’ipermercato di Avellino. I lavoratori disposti ad andare via con un incentivo di circa 40mila euro lordi sarebbero infatti aumentati di qualche unità. Dovrebbero essere passati da 41 a 44, liberando così delle ore da distribuire tra i lavoratori (i part-time passati da 24 a 20 ore in prima battuta) più penalizzati dall’accordo.
In realtà sui numeri c’è ancora poca chiarezza. Se il segretario della Filcams Cgil Luigi Ambrosone non ha dubbi e parla di “un aumento di lavoratori in uscita che si tradurrà in un piccolo beneficio per chi è rimasto”, per Mario Dello Russo della Uil Tucs il numero dei lavoratori in uscita si sarebbe addirittura ridotto. “A me risulta qualche unità in meno. L’accordo comunque è quello sottoscritto a Roma, la partita ormai è chiusa e credo che, viste le premesse, siano stati comunque limitati i danni. Non ci sono stati licenziamenti, un risultato non di poco conto se si pensa – precisa Dello Russo – alle condizioni che l’azienda aveva posto all’inizio della trattativa”.
La parola fine alla vertenza dovrebbe essere messa il prossimo 22 ottobre, giorno dedicato alla firma delle singole transazioni. La data, nel caso in cui ogni singola posizione dovesse essere chiarita prima, potrebbe anche essere anticipata, in modo da velocizzare l’ingresso del gruppo calabrese e l’avvio della nuova gestione.
Tra i lavoratori la delusione è palpabile. Chi resta dovrà sopportare un taglio del contratto, chi va via ha comunque rinunciato ad un’opportunità di lavoro, in cambio di un incentivo non sempre congruo a storia e impegno. Quattro lavoratori, infine, hanno accettato il trasferimento in Emilia, con un contratto migliore, ma con tutti i disagi di un cambio radicale di vita e abitudini.
Alla fine, dopo mesi di lotta e passione, restano i freddi numeri di una vertenza che, da Avellino, avrebbe dovuto guidare la protesta dei lavoratori Coop contro il piano di chiusura nazionale. Così non è stato. I lavoratori irpini si sono ritrovati ben presto da soli, e si sono visti scavalcati da altre vertenze più numerose e compatte che si sono, come previsto, via via aperte, soprattutto al Sud. Si era partiti con l’obiettivo di salvare 133 posti di lavori, ma anche con una procedura di mobilità, poi rimossa. Il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Una metafora crudele e amara, soprattutto quando in gioco c’è il lavoro e la vita di centinaia di persone.