Finworld è un caso nel caso e Taccone protesta contro la Figc

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di Claudio De Vito – C’è sempre un binario parallelo al neonato Calcio Avellino SSD che incarna la rinascita calcistica nel capoluogo. A percorrerlo senza sviluppare alcun discorso di tipo agonistico-sportivo è Walter Taccone impegnato piuttosto nella battaglia giudiziaria davanti al Tar che avrà come ulteriore tappa l’udienza del 13 settembre.

Intanto però il patron caduto in disgrazia dopo l’esclusione della Serie B per una fideiussione non congrua ai parametri federali protesta per il caso nel caso Finworld, la compagnia assicurativa che aveva rilasciato polizze fideiussorie a dodici club, due di B (Palermo e Lecce) e dieci di C (Arzachena, Cuneo, Juve Stabia, Lucchese, Matera, Pro Piacenza, Reggina, Rende, Siracusa e Teramo). Il motivo risiede nel comunicato n. 59 con il quale ieri la Figc ha preso atto dell’invalidità ai fini del rilascio della Licenza Nazionale delle fideiussioni targate Finworld e disposto di conseguenza la loro sostituzione con nuove garanzie entro il 28 settembre.

Le dodici società coinvolte nel caso Finworld avevano stipulato polizze di 800mila euro per la B e di 350mila euro per la C prima che Bankitalia bandisse la stessa Finworld sulla scorta dell’ordinanza del Consiglio di Stato datata 11 luglio. Ora il commissario straordinario Roberto Fabbricini ne ha riconosciuto la non spendibilità nell’ordinamento sportivo con finalità di garanzia per l’iscrizione al campionato e ha dato un mese di tempo ai club per mettersi in regola pena “l’ammenda di euro 800.000,00 per le società di Serie B e di euro 350.000,00 per le società di Serie C, nonché con la penalizzazione di otto punti in classifica da scontarsi nel Campionato di competenza 2018/2019” si legge nel comunicato federale.

Walter Taccone, che è bene ricordare ha depositato in ritardo la fideiussione Finworld (la seconda, dopo Onix Asigurari e prima di Groupama), non ci sta e lamenta la disparità di trattamento già argomentata dai suoi legali sia davanti al Collegio di Garanzia del Coni che lo scorso 7 agosto a Roma dinanzi al Tar Lazio.

“La concessione di un termine così incredibilmente ampio è incomprensibile se confrontato con quello ristrettissimo che ha avuto a disposizione questa società per lo stesso adempimento, anche in considerazione del fatto che le interessate erano già state “allarmate” da comunicazioni delle Leghe di appartenenza risalenti all’ormai lontano 13 luglio e, quindi, hanno già avuto oltre un mese a loro disposizione per “sondare” il mercato delle garanzie fideiussorie” si legge nella nota della vecchia U.S.

“La FIGC – si legge ancora – ha inoltre stabilito che la mancata sostituzione della garanzia nel termine prescritto comporterà “solo” l’irrogazione di un’ammenda e di una penalizzazione, ovvero la giusta sanzione.
Ciò è ancor più incredibile per chi, come questa società, si è vista escludere dal calcio professionistico per un’irregolarità molto meno grave. Siamo, palesemente, davanti a trattamenti discriminatori”.

Dulcis in fundo, la magra consolazione è servita: “La situazione tuttavia conforta quanto già sostenuto dai difensori dell’U.S. Avellino nei giudizi innanzi alla giustizia sportiva ed amministrativa in relazione alla disparità di trattamento subita e merita il massimo impegno della società e dei professionisti che l’affiancano per la tutela delle ragioni della stessa”.