Strage sul ponte a Genova: sale il numero delle vittime, tre sono bambini

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Oggi sarà un Ferragosto di tristezza e di riflessione. All’indomani del crollo del ponte Morandi sull’autostrada A10 è tempo, purtroppo, di bilanci.

Bilanci legati al numero delle vittime (al momento si parla di 39 morti) e alla fragilità del nostro Paese, alla negligenza dell’uomo e all’incapacità di controllare, monitorare, prevenire simili disastri.

I soccorritori, intanto, continuano a scavare tra le macerie. Lo hanno fatto per tutta la notte e continueranno ancora per la ricerca di eventuali dispersi.

Secondo fonti del Viminale tra le vittime ci sarebbero anche tre minori: si tratta di un bambino di 8 anni e due adolescenti di 12 e 13 anni.

Tra le vittime anche quattro ragazzi, poco più che ventenni, di Torre del Greco. Gli amici erano diretti a Nizza e poi a Barcellona. Doveva essere l’inizio di una vacanza indimenticabile e non di un incubo.

LE REAZIONI

“Questo è il momento dell’impegno comune – ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,  per affrontare l’emergenza, per assistere i feriti, per sostenere chi è colpito dal dolore, cui deve seguire un esame serio e severo sulle cause di quanto è accaduto. Nessuna autorità potrà sottrarsi a un esercizio di piena responsabilità”.

“I responsabili – secondo il vicepremier Di Maio – hanno un nome ed un cognome e sono Autostrade per l’Italia. Dopo anni che si è detto che le cose dai privati sarebbero state gestite meglio, ci troviamo con uno dei più grandi concessionari europei che ci dice che quel ponte era in sicurezza. Queste sono scuse. Autostrade  deve fare la manutenzione e non l’ha fatta. Si dimettano i vertici”.

Dall’Ordine Nazionale dei Geologi arriva invece il monito alla prevenzione e alla messa in sicurezza delle opere esistenti attraverso un piano straordinario di manutenzione.

“Molte delle infrastrutture viarie italiane – prosegue la nota del CNG – sono state costruite negli anni ‘60 e ‘70 e si rifanno dunque a normative tecniche non adeguate agli utilizzi e ai carichi di esercizio attuali, ma molte di esse sono anche carenti dal punto di vista della sicurezza geologica e sismica, perché il contributo di queste discipline non era contemplato dalle allora vigenti normative.

E in tutto il Paese sono migliaia i ponti e i viadotti che rientrano in questa casistica.

Per evitare che si ripetano tragedie simili, secondo i geologi è indispensabile attuare una seria politica di prevenzione dai rischi, finalizzata alla sicurezza e alla pubblica incolumità dei cittadini e a un sicuro risparmio economico solo attraverso un piano straordinario di manutenzione e messa in sicurezza delle opere esistenti e del territorio, richiamato dopo ogni tragedia ma subito dopo sempre finito nel dimenticatoio”.

“La manutenzione è stata normata solo con la legge quadro sui lavori pubblici del 1994, – afferma il CNG – in cui trova una prima esplicita definizione e risulta parte integrante della progettazione, esecuzione ed esercizio delle opere pubbliche. Anche le successive discipline dei lavori pubblici (D.Lgs 163/2006 e relativo regolamento attuativo e l’attuale D.Lgs 50/2016) riportano integralmente la disciplina sulla manutenzione contenuta nella precedente legge quadro. Lo sforzo del legislatore a partire dal ‘94, apprezzabile dal punto di vista culturale e giuridico, è stato di fatto vanificato dalla carenza di cultura della manutenzione nella pubblica amministrazione, i cui decisori ne hanno sottovalutato l’importanza, facendo sì che il piano di manutenzione e/o di monitoraggio strutturale e geotecnico fossero eseguiti dal progettista e dai progettisti specialisti, ma spesso senza previsione del finanziamento per l’attuazione, come prevede la legge” concludono i geologi.