“Se il decreto dignità non sarà adeguatamente modificato, migliaia di lavoratori si troveranno senza un’occupazione, in particolare al Sud. A pagare le conseguenza di questo provvedimento saranno anche le aziende, costrette a rinunciare a forza lavoro qualificata con ripercussioni sull’intero apparato produttivo.
Mi auguro che i parlamentari meridionali antepongano le ragioni delle nostre comunità e del territorio all’appartenenza partitica, e si battano per modificare radicalmente un decreto che ha già provocato danni enormi”.
Queste le parole dell’imprenditore Angelo Antonio D’Agostino.
“E’ paradossale – spiega D’Agostino – che per combattere la precarietà sia stato adottato un provvedimento che aumenta la disoccupazione e penalizza proprio i lavoratori che non hanno ancora un contratto a tempo indeterminato, portandoli così alla disoccupazione.
Il lavoro non si crea imponendo alle aziende di assumere, né obbligandole a sottoscrivere contratti che non hanno alcuna attinenza con con le dinamiche e i contesti nei quali queste operano.
Il decreto – aggiunge D’Agostino – va nella direzione opposta alla necessaria diminuzione di quel carico fiscale che rende gravose le assunzioni e che, grazie ai grillini, ora di fatto annulla gli effetti positivi della riforma che abbiamo approvato durante la scorsa legislatura.
Il Jobs Act – prosegue – è stata la migliore riforma del lavoro approvata negli ultimi 20 anni, il giusto equilibrio tra i sacrosanti diritti dei lavoratori e le esigenze delle imprese. Non a caso, numeri alla mano, ha prodotto effetti positivi, sia in termini di nuove assunzioni, che di stabilizzazione dei precari.”
“Ora invece assistiamo a un ritorno al passato di ben 50 anni, con un Ministro che rispolvera la ridicola contrapposizione tra imprenditori e lavoratori, ignorando – perché lo ignora e con lui molti parlamentari – che la forza di un’azienda è proprio nella solidità del rapporto tra chi fa impresa e chi ci lavora.
Mi auguro che grillini e leghisti si ravvedano e modifichino un provvedimento che – chiude D’Agostino – è emblematico di una classe dirigente che non conosce la realtà”.