VIDEO/ Carceri, la rabbia degli infermieri: “Precarietà assoluta, in sei a gestire le emergenze e senza farmaci”

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Nel sistema penitenziario irpino, come evidenziato oggi durante il sit-in di protesta organizzato unitariamente dai sindacati  a Bellizzi, sono molteplici le difficoltà con le quali convivono gli agenti della Polizia Penitenziaria e gli infermieri.

Le loro condizioni di lavoro sono assolutamente precarie ma, da quando, nel 2007, è avvenuto il passaggio dal Ministero della Giustizia alla Asl, secondo il racconto degli infermieri, la situazione è peggiorata.

Questi professionisti oltre a rispondere alle difficoltà legate alla carenza d’organico devono fare i conti anche con la riduzione dell’orario di lavoro e il dramma infinito delle partite Iva che rendono da sempre precario il loro lavoro.

Cosa ancor più grave e che oltre ad essere rimasti in sei (prima erano dodici tra infermieri e medici) ad offrire assistenza sanitaria ai detenuti del carcere di Bellizzi non avrebbero a disposizione nemmeno farmaci e, tutta questa situazione, rischia di precipitare nel vuoto.

La protesta concretizza il grido d’allarme lanciato dai dipendenti. “Il Direttore dell’Istituto penitenziario conosce sicuramente le problematiche per le quali stiamo protestando per questo motivo gridiamo a gran voce che siamo stanchi. Vogliamo più tutele per noi e sopratutto per i detenuti che hanno il diritto di essere curati e di avere un’assistenza sanitaria completa”.

A parlare è la dott.ssa Silvia Bianco che con rabbia evidenza come “da ben 17 anni ha lavorato sempre con dignità e scrupolo all’interno del carcere”. Eppure sono tante le difficoltà. Ricordiamo che tutte e sei i professionisti sono a partita Iva.

“L’entrata in Asl – ha precisato Silvia – è stato un disastro. Ci sentiamo abbandonati ed isolati. Bisognerebbe rafforzare anzitutto i turni di lavoro, così come ci era stato promesso, effettuare tre turni di lavoro (tre lavoratori di mattina, tre il pomeriggio e due di notte) ma fino ad oggi solo parole. Intanto le difficoltà aumentano di giorno in giorno. E’ giunto il momento di rispondere all’emergenza”.

Al fianco di Silvia c’è Antonio Siniscalchi, un fisioterapista che lavora da oltre 29 anni all’interno dell’Istituto penitenziario.

“Da quando nel 2007 siamo transitati in Asl, con grosse difficoltà, rispondo ad una popolazione di circa 550 detenuti e, da due anni, lavoro senza avere al mio fianco un ortopedico. Cosa che ho più volte segnalato. Faccio fronte anche ai detenuti delle altre carceri irpine che, da Ariano, Sant’Angelo dei Lombardi e Lauro, raggiungono Bellizzi per il ciclo di fisioterapia. Purtroppo stiamo tornando indietro, la situazione ormai è critica. Serve giustizia per rispetto del nostro lavoro e per la salute dei detenuti”.

A fare eco alle parole dei lavoratori anche Franco Fiordellisi, segretario Cgil Avellino: “Denunceremo in tutte le sedi opportune questa situazione insostenibile. La vicenda del personale sanitario, dislocato nelle carceri tramite l’Asl, si intreccia e si confonde con le problematiche degli agenti della Polizia Penitenziaria”.