VIDEO/ Preziosi (Disaster Manager): “Irpinia a rischio, ma la sicurezza resta un tabù”

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Protezione Civile

Marco Grasso – “Siamo in ritardo, l’Irpinia è in ritardo. Viviamo in un territorio a rischio, eppure istituzioni, amministrazioni e cittadini non sembrano preoccuparsene. Serve più cultura della sicurezza: non è un’impresa facile, ma fortunatamente ci sono centinaia di persone ogni giorno impegnate su questo fronte”. Felice Preziosi è il primo Disaster Manager riconosciuto della Campania. Specializzato nella prevenzione di catastrofi naturali, fornisce il supporto alle istituzioni per le decisioni che riguardano la gestione delle attività di previsione, prevenzione, risposta e superamento delle emergenze di protezione civile. Enti pubblici ed istituzioni si avvalgono di queste figure professionali per la valutazione e la gestione dei rischi ambientali attraverso la predisposizione di strategie, metodologie e strumenti organizzativi.

Preziosi e Rizzo a Summonte

Nel 2010 Preziosi ha scritto un libro, “Irpinia. 23 novembre 1980. Ore 19.35 per non dimenticare”, edito dalla casa editrice “Il Papavero”. Presentato nel complesso castellare di Summonte, davanti ad una platea composta quasi interamente da tecnici e volontari della Protezione Civile, il testo resta un riferimento importante per capire l’importanza della prevenzione. “I cittadini spesso ignorano tutte quelle attività di allertamento, pianificazione di emergenza e formazione perché non hanno una reale percezione del rischio”, aggiunge.

Basti pensare al capitolo scuole. “E’ ormai certificato che pochissime scuole di Avellino sono anti-sismiche e davvero sicure, eppure si continuano a mandare lì i nostri figli perché non ci sono alternative. E’ una situazione paradossale alla quale ci siamo lentamente abituati”, osserva l’editore Donatella De Bartolomeis. Così come è paradossale che una provincia a forte rischio sismico, e non solo, sia ancora in ritardo sul fronte della prevenzione. “Sono passati quasi 40 anni più o meno inutilmente. Tra contributi non utilizzati e leggi ignorate sono state perse tante opportunità”, rimarca Preziosi.

Ogni amministrazione avrebbe l’obbligo di elaborare il piano di emergenza comunale (Pec), una sorta di mappatura delle aree a rischio e dei punti di criticità, con tutte le indicazioni tecniche, anche e soprattutto per cittadini. “Nel Pec non si parla solo di terremoto, ma anche di alluvioni o più semplicemente di rischio neve o gestione di eventi che portano in un comune migliaia di turisti e visitatori. La cosa più assurda – aggiunge Preziosi – è che questi piani spesso ci sono, ma restano nei cassetti di qualche funzionario dei nostri comuni. Spesso anche il sindaco non ne ha la necessaria contezza, eppure lui sarebbe l’unica autorità territoriale sui temi della protezione civile. Ogni cittadino dovrebbe sollecitare i propri enti ad adottare e, soprattutto, a pubblicizzare e divulgare adeguatamente i piani comunali di protezione civile. Occorre mettere in pratica dei seri progetti di messa in sicurezza del territorio”.

La strada, obbligata, è quella della formazione e dell’informazione. “È il momento di lavorare con maggiore impegno per la diffusione dell’auto protezione – rilancia l’ingegnere Gerardo Rizzo, esperto di safety e security, ossia sicurezza per i lavoratori e i cittadini – sensibilizzando le istituzioni a fare di più per la mitigazione del rischio, iniziando anche e soprattutto dall’informazione alla popolazione. Tutto ha inizio con la conoscenza dei rischi, la previsione e la prevenzione. Ma soprattutto occorre lavorare seriamente per la preparazione di adeguati Piani Comunali di Protezione Civile, che siano provati e testati, aggiornati periodicamente, rendendo partecipe la popolazione al discorso procedurale di gestione delle emergenze. Tra i problemi maggiori c’è quello di una scarsa cultura della sicurezza: un gap al quale proviamo a porre rimedio con un’attività di formazione quotidiana e capillare”.

Fu proprio dalle macerie del 1980 che nacque, nel 1992, il servizio nazionale di protezione civile al fine di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni derivanti da calamità naturali e da altri eventi calamitosi. Tutto iniziò in Irpinia. Eppure oggi la nostra provincia resta una delle realtà italiane più a rischio. “Il terremoto è un evento naturale di cui, se fossimo preparati e vivessimo in case sicure, non dovremmo avere paura. Il disastro è nelle conseguenze che produce per la nostra impreparazione”, conclude Rizzo.
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