– di Antonio Porcelli – Pier Ferdinando Casini in una intervista rilasciata a La Repubblica dopo la vittoria alle provinciali di Trento ha consigliato “il presidente del Consiglio di non perdere il suo tempo pranzando con gli uomini dell’Udc”. Aggiungendo poi, “ …se ci tiene proprio, l’esperienza dovrebbe avergli insegnato che i voti non ce li porta via. Forse ci risolve qualche problema…”. Chiara allusione al pranzo “pubblicizzato” da Italia Oggi con la presa di distanza di Francesco Pionati , in “pausa di riflessione” con la rinuncia e conseguente sostituzione a portavoce dell’Udc nazionale con il collega De Poli. Il caso Pionati è emblematico, per quanto ci riguarda, delle difficoltà della politica irpina alle prese con posizionamenti e sgambetti vari in proiezione delle amministrative 2009. L’Udc orfano di Pionati e dei suoi aficionados continua comunque il suo cammino in Irpinia, rappresentato nelle ultime ore dal trio Gennaro Romei, Angelo D’Amelio e Crescenzo Pratola. Con alcuni distinguo: il primo è disponibile all’apertura al Pd, il lionese e l’arianese appaiono per ora cauti partecipando comunque agli ultimi incontri organizzati dai popolari a Caposele ed Avella. La partita a scacchi continua all’interno del “variegato” mondo di Forza Italia con il neo commissario provinciale Milanese alla ricerca dell’amalgama di antica memoria, tra emergenti e “antiche” posizioni. La famiglia azzurra, dopo i primi borbottii, sembra aver compreso la “lezione” romana e, seppur tra dichiarazioni da “anema e core e volemose bene”, scorazza in lungo e largo nei paesi dell’Alta e della Bassa per catturare nuovi consensi e nuovi protagonisti della scena politica irpina. Non è un mistero d’altronde l’ambizione di Forza Italia in primis e del Pdl nella sua globalità, di insediarsi sulle poltrone dell’Ente Provincia, della città capoluogo e del Tricolle per proiettarsi successivamente con maggior impeto e capacità contrattuale verso i lidi più noti e da prima pagina di Santa Lucia, Bruxelles e Roma in futuro. Appare più raccolta e “riflessiva” l’azione dei seguaci di Fini in Irpinia con la punta di diamante Francesco D’Ercole in sintonia con la deputata Giulia Cosenza nell’evidenziare i temi degli sprechi e dei privilegi, in particolare dell’attività giudicata negativa, della giunta regionale della Campania e dell’intero centrosinistra. Il ruolo di An in Irpinia, allo stato ben tutelato e organizzato dai suoi dirigenti per il dignitoso pacchetto di voti, diventa ed è primario nella tutela della sua difesa identitaria rispetto alle alleanze future e alle perplessità di antica memoria della sua base elettorale. Nulla da obiettare e da rimarcare sulle strategie di Mpa e Dca: entrambi sono in crescita e progettati a misura sulle posizioni del neo deputato Iannaccone e dell’attuale Ministro per l’attuazione del programma. Indecisa e allo stato ricca di ombre la posizione del Pd provinciale alle prese con proclami di Vittoria consolidata dal 33% delle ultime politiche e le mine antiuomo cosparse sul suo cammino. La mancata coesione interna figlia dei mancati congressi sia con l’elezione di Giuseppe De Mita e quella più recente di Franco Vittoria, esprime oggi, più che mai, l’incertezza sulle alleanze future che allo stato appaiono più assembramenti confusi poco comprensibili all’intelligenza dell’opinione pubblica. La battaglia in atto tra ex Ds ed ex Margherita con il rischio di una divisione incontrollabile diventa lo snodo decisivo per le prossime consultazioni elettorali, sia per la ricerca delle alleanze che per la tenuta complessiva del partito. Il cavallo di Troia interno al Pd irpino plasmato a misura della dimensione provinciale del partito è ancora presente a via Tagliamento: non si conosce l’entità dei “soldati” nascosti all’interno del cavallo di legno ma è opinione diffusa che “qualcuno” è intenzionato ad aprire le porte della città ai propri compagni di avventura… Ed eccoci al neo e recente presidente della direzione regionale della Costituente di Centro. Lo scenario seppur modesto disegnato dall’attualità politica provinciale a questo punto è stato messo a soqquadro dal regista nella figura di Ciriaco De Mita che ha sparigliato le carte e sta ridisegnando i confini delle vecchie contrapposizioni. La scelta di abbandonare il Pd e l’aspra critica agli “illuminati” e “moderni” fautori della globalizzazione della politica, con il tentativo non riuscito (nella prima fase) del ritorno in grande stile nei palazzi della politica romana, non ridimensiona il coraggio e l’abilità del politico nuscano. Al momento, e chi scrive non è soggetto facile alle semplici suggestioni, occorre seguire con maggiore attenzione allo scontro sottotraccia innescato a sorpresa dalla miccia demitiana. Con queste uscite, sul tipo “L’Irpinia nel Centro”, ha insinuato una divisione interna a entrambi i principali schieramenti. E se era prevedibile, che si attirasse le critiche dei liberisti della sua parte politica e dei tanti che hanno sventolato la bandiera delle liberalizzazioni, De Mita senza scherzi, è la pantera che tutti cercano. Il felino c’è, conferma di essere un abile cacciatore, non si vede…ma fa paura. La sfida con il cucciolo delle Botteghe Oscure e con i cattolici con famiglia multipla è allo stato solo all’inizio.
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