San Ciro ad Avellino: il programma dei festeggiamenti, dalle messe al falò

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Nell’antica parrocchia di Costantinopoli ogni anno si celebra la festa in onore di San Ciro, medico, eremita e martire. Una festa antica e tenuta in grande considerazione nella nostra città.

STORIA – San Ciro fu medico ed eremita, visse nel III secolo e morì decapitato. Nacque ad Alessandria d’Egitto, allora una delle città più importanti dell’antichità. Celebre era la scuola di Medicina, dove aveva studiato anche Galeno. S. Sofronio racconta che S. Ciro era un medico valente che gestiva una sorta di ambulatorio, dove curava soprattutto i poveri. In quel tempo ad Alessandria, erano molto diffusi astrologi, maghi e indovini. L’imperatore Diocleziano decise di perseguitare chiunque svolgesse attività “curative” senza autorizzazione, senza distinguere tra medici e maghi. S. Ciro fu costretto quindi a lasciare la città e si ritirò in Arabia. Nella solitudine si dedicò ad una vita eremitica di preghiera e penitenza, molto diffusa a quei tempi.

Ben presto lo raggiunse un ex soldato di nome Giovanni, nato a Edessa, che era stato costretto ad abbandonare la vita militare per le persecuzioni anti-cristiane. I due si dedicarono alla vita ascetica per quattro anni. Nel frattempo l’imperatore Diocleziano riprese la persecuzione contro i cristiani, e anche nelle cittadine vicine numerosi cristiani venivano incarcerati, torturati e condannati a morte. A queste notizie Ciro, seguito da Giovanni, lasciò il proprio eremo e decise di tornare ad Alessandria per sostenere i fratelli nella fede. Ciro e Giovanni si fermarono a Canopo, ad una ventina di chilometri da Alessandria, per soccorrere una madre e le sue tre figlie, che erano state imprigionate. Furono, però, anche loro imprigionati, torturati e uccisi. Era il 31 gennaio del 303 (o 312, come alcuni storici sostengono). S. Onofrio racconta che i cristiani raccolsero i corpi dei martiri e li seppellirono in una basilica eretta in onore di S. Marco.

Quando poi gli arabi occuparono l’Egitto, verso la metà del VII secolo, le spoglie dei martiri furono portate a Roma, e quando i gesuiti costruirono a Napoli la chiesa del Gesù Nuovo, le reliquie dei corpi dei santi Ciro e Giovanni furono traslate in questa chiesa. Ma i santi Ciro e Giovanni erano già venerati a Napoli dai gruppi di origine egiziana, che da secoli operavano in città. Verso il 1675 giunse a Napoli, nella residenza dei gesuiti, San Francesco de Geronimo, che nella sua predicazione rinvigorì il culto dei santi martiri Ciro e Giovanni. Ne chiuse alcune reliquie in una teca e se ne serviva per benedire gli ammalati. Numerose furono le guarigioni e ciò contribuì a diffondere la devozione a S. Ciro presso il popolo napoletano.

Il teschio di San Ciro viene conservato nella chiesa di Marineo (PA) di cui è il patrono. È anche il patrono di Portici (Na) e di Grottaglie (Provincia di Taranto). Si festeggia il 31 gennaio.

Ecco il programma dei festeggiamenti ad Avellino:

Domenica 28 (ore 12.00)  –  S. Rosario: Confessioni, S. Messa;

Lunedì 29 (ore 18.00)  –   S. Rosario: Confessioni, S. Messa;

Martedì 30 (ore 18.00)  –  Confessioni, S. Messa e Benedizione dell’Acqua e dell’Olio di S. Ciro;

Mercoledì 31 Festa di S. Ciro:  SS. Messe ore 9 – 10 – 11 – 12 – 16.30 – Ore 18.00 S. Messa solenne e Bacio della reliquia di S. Ciro.

Dopo i riti religiosi accensione e benedizione del “falò” di S. Ciro.