“La corrosione dei tirafondi non ha influito sulla resistenza”. Processo bus, parola ai periti di Autostrade

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Renato Spiniello – “La consulenza del Pm ha trascurato alcuni aspetti, come la funzione degli ancorati (i cosiddetti tirafondi, ndr) che non è quella di aumentare la resistenza, bensì di deformasi e di limitare lo spostamento laterale della barriera, la resistenza la deve fornire il New Jersey stesso. Inoltre la loro efficienza strutturale non è messa in discussione dal fatto che siano arrugginiti”. Il processo sulla strage del bus precipitato dal viadotto dell’Acqualonga sull’A16, per la prima volta tenutosi nell’Aula di Corte d’Assise da poco titolata a Nunziante Sciabelli, vittima innocente di Camorra, ha visto la conclusione, dopo i round del 6 e del 20 dicembre scorso, dell’esposizione tecnica del pool di consulenti di Autostrade per l’Italia, chiamati a smontare le tesi dei ct della Procura.

Attraverso una serie di slide, il professore Marco Boniardi del politecnico di Milano si è interessato sul “reale” fenomeno di corrosione che ha interessato i tirafondi. “La possibilità che ciò potesse insorgere sulle strutture non era prevedibile, né in precedenza era mai stato osservato – afferma il tecnico dinanzi al giudice Buono – Nell’aprile 2009, anno dei lavori di somma urgenza che hanno interessato due delle campate del viadotto, il fenomeno non era ancora innescato e certamente non poteva essere rilevabile”.

“Dalle analisi fatte – ha continuato, sempre a sostegno della difesa, il professor Lorenzo Domenichini – gli ancoranti del viadotto Acqualonga avevano idonee caratteristiche di protezione. Il reale fenomeno di corrosione è stato causato da qualche imprevedibile aggravante che ha interessato alcuni degli ancoranti. Tale fenomeno non era noto e non è riportato in alcun testo, dunque non era prevedibile. In più l’attività di monitoraggio dei tecnici svolta con procedure di controllo visivo della barriera e degli ancoranti, non dava evidenza di una perdita di funzionalità degli stessi. Il fenomeno di corrosione riscontrato non ha avuto alcuna incidenza causale nella caduta del bus. Le barriere in opera sul viadotto erano adeguate ed idonee e conservavano capacità di contenimento anche superiori a quelle richieste dalla normativa. La responsabilità dell’evento non è ascrivibile all’infrastruttura autostradale, ma va ricercata altrove, alle condizioni del bus e all’imperizia del suo conducente.

Tali elementi – chiosa il perito – hanno creato condizioni di eccezionalità direttamente conseguenti al malfunzionamento del bus ed in particolare alla manomissione della valvola 4 vie e dalle scelte sbagliate del conducente. L’impatto del bus e l’interazione con gli altri veicoli è avvenuto con modalità e con un contenuto energetico che neanche una barriera di classe H4 avrebbe potuto contenere”.

Dunque, stando agli esperti di Autostrade, l’abbattimento del New Jersey sarebbe stato provocato da altri fattori e non, come sostenuto dalla Procura, dallo stato di corrosione dei tirafondi conseguenza della loro mancata manutenzione. Conclusa la fase esponitiva della difesa, ora toccherà mercoledì 31 al capo dei pm avellinesi Rosario Cantelmo e all’ingegnere tecnico Lima controinterrogare i consulenti per smontare la tesi difensiva.