Mastella rilancia l’Udeur, pensa alle alleanze ma… “nessun dictat”

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Avellino – Un partito che non ha più bisogno di essere preso per mano ma in cui è certamente necessario tenersi per mano. L’Udeur è tornato con orgoglio sulla scena politica irpina, rinnegando l’identità di partito del ‘do ut des’ e rimarcando la passione verso la politica fatta ‘per gli altri’. Bandita ogni amarezza per i poco piacevoli trascorsi ed eliminata la ‘zavorra’ di una minoranza che ha “macchiato e perché no, marchiato il buon nome del Campanile”, il segretario nazionale Clemente Mastella con verve e fierezza ha illustrato oggi ad Avellino il percorso di quella che ha definito una realtà viva, seria e vitale, che guarda avanti senza farsi ‘soggiogare’ dal rischio di qualche mestizia di troppo. Un incontro ‘aperto’ tra quadri e dirigenti non solo locali ma regionali. Tra i presenti, la moglie Sandra Lonardo, Gianfranco Iacobelli, Rocco Manzo, Giovanni Colucci, Brancaccio, Fausto Pepe, Antonio Fantini, Feola, D’Acuzio. E un intervento a sorpresa: Franco Vittoria, segretario provinciale del Pd che con un intervento lampo ha reso all’Udeur gli auguri per il ‘nuovo inizio’ aprendo, almeno in via verbale, ad un’alleanza orizzontale in nome di comuni valori cattolico-democratici. “L’Udeur è parte fondante del centrosinistra contro il populismo berlusconiano. Ci accomuna l’esigenza politica di inserire i cittadini al centro del nostro operato. Se recuperassimo una politica di fatti concreti si aprirebbe una stagione di luoghi e tradizioni”. Ma al centro c’è l’incognita delle alleanze. Soprattutto ad Avellino, Napoli e Salerno chiamate a rinnovare il governo provinciale. Insomma, l’Udeur torna e si accinge alla prima sfida. Partendo da un assunto. “Mao fu costretto a tornare nelle sue terre per difendersi, poi conquistò l’intera Cina. Questo è l’esempio che stiamo seguendo”. Perché se è vero che a livello nazionale il Campanile ha subito gli scossoni del sisma degli ultimi mesi è anche vero che a livello locale vanta sempre e comunque il suo rispettabile numero di proseliti in grado, al momento opportuno, di fare la differenza. Perché, ideali e progetti a parte, la politica segue la logica dei numeri e arriverà il momento in cui anche un’unità in più sarà determinante. Da qui la sfida. “Sono gli altri che devono rincorrerci”. Pd compreso e ‘accusato’ da alcuni (Pepe, ndr) di “parlare troppo di Sinistra”. Insomma, se apertura deve esserci, a questo punto è necessaria anche una certa capacità prospettica. “Non so cosa sarà il centrosinistra – ha spiegato Mastella – ma quello vecchio non c’è più. A questo punto occorre che il Pd faccia chiarezza: o il bipartitismo o le coalizioni. Certo con l’uscita di De Mita dal partito l’aria si è rarefatta e ora ci si divide tra la linea di D’Alema e quella di Veltroni. Per quanto ci riguarda nessuno può chiederci da che parte stiamo ma dalla nostra posizione possiamo dire che la tanto decantata ‘sconfitta virtuosa’ è un concetto inesistente. Siamo anche pronti a perdere ma abbiamo il diritto di capire se c’è o meno la volontà di costruire le coalizioni. Qualora ci fosse non possiamo certo essere determinanti per portare voti e poi essere destinatari di attenzioni solo marginali”. Insomma, se di coalizioni e di dialogo con i democratici si deve parlare esistono tuttavia due concetti chiave: il Pd non deve ‘chiudersi’ e soprattutto non deve dare ‘dictat involontariamente autoritari’. “De Luca, tanto per fare un nome, è candidato. E chi lo dice? Voglio capire su quale programma e poi magari vi si può anche convergere. Non si può stabilire tutto a priori, se c’è una coalizione è al suo interno che si decide cosa fare”. Insomma, l’Udeur cancella il passato e si ripropone con la volontà di esplodere con dignità, orgoglio e con l’impeto della passata amarezza. E ambisce ad uno spazio non semplicemente associativo ma determinante. Nessuna volontà di dettare condizioni ma senza dubbio la determinazione a partecipare in modo attivo. “Tra noi c’è amalgama. Siamo decisi e determinati perché ci sono le condizioni per esserlo”. Secondo Mastella la strategia è quella di rinforzare il partito nei territori senza lasciarsi fuorviare e senza essere scoraggiati o delusi. “Se vogliamo ‘starci’, questa è l’unica possibilità e dobbiamo avere tratti distintivi rispetto agli altri, dobbiamo convincere gli altri a ‘trattare’ con noi. Ci siamo ovunque e non siamo né demotivati né opachi”. Qualche riferimento lampo a chi ha abbandonato la nave: “Qualche mercante è uscito. Altri adoravano una divinità diversa dalla nostra. Poi ci sono gli spretati. Liberi di esserlo ma la Chiesa non è certo obbligata a rispondergli”. (di Manuela Di Pietro)

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