Dis-Accordo Berlusconi-Salvini: il centrodestra unito è una chimera anche in Irpinia

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Pasquale Manganiello – “Sono così, loro ce l’hanno proprio dentro il culto di non fare un cazzo dalla mattina alla sera, mentre noi siamo abituati a lavorare dalla mattina alla sera e ci tira un po’ il culo”.

Parole e musica di alcuni giovani attivisti della Lega presentati da Matteo Salvini al Congresso Giovani Padani del 2013, in una delle tante bordate nei confronti dei cittadini del Sud. Il segretario della ormai ex Lega Nord ha impresso una “svolta storica” al suo partito, togliendo la parola Nord dal simbolo.

“Prima il Nord? No, prima gli italiani – ha detto Salvini  recentemente – in questo momento storico l’emergenza lavoro, sicurezza, futuro riguarda tutta Italia, quindi prima gli italiani.”

La tempistica è quanto meno sospetta (le elezioni sono alle porte) soprattutto se si pensa a quello che è il cuore dell’elettorato della Lega, a coloro che esibiscono le proprie t-shirt “Prima il Nord” ad ogni evento organizzato dal partito, se si pensa alla linea padanista che è sempre stato il cavallo di battaglia degli elettori storici del Carroccio. Insomma, la svolta che guarda a Sud non può che lasciare qualche dubbio.

Eppure in provincia di Avellino sono nati come funghi i coordinamenti cittadini dell’ex Movimento “Noi con Salvini”, la massima espressione del tafazzismo made in Irpinia. Basta la crisi economica e l’emergenza migranti a giustificare il tentativo di radicamento di un idealismo e di una linea politica completamente avulsa da qualsiasi contesto della nostra provincia? Può la paventata “invasione” portare il segretario della Lega a raccattare qualche migliaio di voti al Sud? Si riesce davvero a farsi manipolare in questo modo per il tornaconto personale di qualcuno che soffia sul fuoco della crisi per creare un indegno legame tra la questione sociale e la questione migratoria?

Tutto sembra ridursi ad una questione di voti e di accordi sottobanco se si sottolinea, come la maggior parte degli opinionisti nazionali riconoscono, che Berlusconi e Salvini hanno ben poco in comune. Salvini è un convinto antieuropeista mentre Berlusconi è uno dei leader del Partito Popolare Europeo; Salvini vuole abolire la Legge Fornero, Berlusconi solo “revisionarla”; entrambi si candidano a Premier quando l’elettorato di Berlusconi escluderebbe a priori Salvini come Presidente del Consiglio mentre Silvio non può ricoprire nessuna carica pubblica.

In Irpinia le contraddizioni sono le stesse se non addirittura amplificate. Il “leader” della Lega in provincia di Avellino è Marco Pugliese non ben visto, per usare un eufemismo, nè dalla tifoseria dell’Avellino dopo i noti fatti del 2009, nè dalle famiglie dei lavoratori El.Ital, umiliate dal fallimento e abbandonate a se stesse.

Invece, colui che probabilmente trainerà la coalizione di centrodestra ad Avellino sarà Pietro Foglia, alleato del Governo Renzi almeno fino a quando Angelino Alfano era Ministro e Ncd alleato fedele del governo di Sinistra. Come possono stare insieme nella stessa coalizione un politico moderato come Pietro Foglia, da poco approdato in Forza Italia, ed un salviniano della prima ora? Difficile trovare punti di incontro programmatici come sarebbe complicato trovarli con uno dei probabili candidati nel Collegio IrpiniaSannio, Gerardo Santoli, europeista convinto, e con gli altri imprenditori che stanno incontrando Berlusconi ma che non hanno grande appeal popolare.

Il centrodestra irpino rischia di presentarsi alle elezioni unito solo nella forma e non nella sostanza. Un’ammucchiata che nasce dal masochismo del Partito Democratico che è riuscito a produrre una legge elettorale utile solo a provocare instabilità politica e caos nel Paese. Un fenomeno malvisto dall’elettorato di centrodestra che è sempre stato moderato: le reazioni contrastanti, soprattutto sui social, agli annunci di visite in Irpinia del leader della Lega non riguardano soltanto gli antagonisti. Il centrodestra dovrà essere in grado di trovare una sintesi credibile anche in provincia di Avellino.

La domanda da porsi, prima che questa campagna elettorale entri nel vivo, è se l’irpino “leghista” sia pronto a dimenticare 25 anni di insulti ed epiteti contro il Mezzogiorno e a portare in gloria chi gli ha dato per anni del parassita.

“Sono troppo distanti dalla nostra impostazione culturale, dallo stile di vita e dalla mentalità del Nord. Non abbiamo nessuna cosa in comune. Siamo lontani anni luce”  – dichiarò “Il Capitano”, come molti leghisti, anche al Sud, chiamano il loro capo.