E’ tra le più storiche e importanti manifestazioni dedicate al cinema del reale in Italia, il Laceno d’Oro, nato 42 anni fa dall’intuizione e dal coraggio di Camillo Marino e Giacomo d’Onofrio e che oggi continua ad essere un punto di riferimento a livello nazionale e non solo.
La manifestazione di Avellino, ospitata dal Cinema Partenio di Via Verdi (ingresso gratuito) si chiuderà domenica prossima con la premiazione del vincitore del concorso dei cortometraggi e dei lungometraggi.
Il tema di quest’anno è “Il cinema e gli spazi urbani” : un argomento che caratterizza e specifica il territorio di osservazione.
Oltre alle proiezioni ( 70) e agli ospiti (40), il festival è all’insegna di presentazioni di libri, musica, mostre e del workshop “Filmaking” a cura della Scuola di Cinema “Sentieri Selvaggi” di Roma.
Fino al dodici dicembre al Carcere Borbonico di Avellino spazio a incontri, masterclass e approfondimenti con i registi presenti al festival, con particolare attenzione sugli aspetti tecnici della realizzazione del film, a cura di una delle più affermate scuole di cinema italiane.
La giornata di domani è ricca di impegni: si comincia con il Focus Irpinia dedicato ai lavori della provincia di Avellino che sono stati presentati al Festival. Torna il regista Daniele Gaglianone, che è uno ospite fisso del Laceno d’Oro, autore di “Granma” ( realizzato insieme a Alfie Nze) e “Joy”.
Attesa anche per la proiezione di “Una famiglia”(presentato anche al Festival del Cinema di Venezia) di Sebastiano Riso, recentemente vittima di una grave aggressione omofoba, e per Michele Vietri che presenta l’inedito TenklùGlobalizescion (come morire di libero mercato).
Il film del regista irpino racconta di una anziana signora che vive a Burano, nella Laguna Veneta, dove si dedica con antica passione al merletto: è un’artigiana di primissimo livello, una maestra nel suo campo, ma l’artigianato locale non può tenere il passo della globalizzazione.
“In questo periodo – spiega Vietri – storico gli intellettuali e gli artisti sono silenziosi sulle tematiche storiche più scottanti come la globalizzazione che appare un ordine precostituito, accettato da tutti e non discussi. Tutti concorrono a magnificarlo ma poi le conseguenze sono quelle che portano alla perdita di identità per paesi e popoli”.
TenklùGlobalizescion è dunque un film coraggioso.
“Credo che il film sia complesso, commovente – conclude il regista – e che abbia il coraggio di dire le cose che non vengono mai dette. Il sorriso amaro della merlettaia stringe il cuore e induce inevitabilmente ad una riflessione. Perchè la cultura non deve scegliere la strada più semplice o quella che invita alla bruttezza, come spesso sta succedendo ultimamente”.