Avellino Calcio, Gubitosa fa chiarezza sulla trattativa societaria

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A seguito degli eventi che hanno attirato l’attenzione dei tifosi sulla trattativa societaria Gubitosa-Taccone, riguardo l’acquisto dell’Avellino Calcio, alcune testate giornalistiche avellinesi hanno tentato di creare confusione e ambiguità relativamente ad una trattativa che sin da subito è stata semplice e lineare.

Abbiamo contattato il Presidente Gubitosa, il quale per l’ultima volta ha fatto chiarezza sulla questione, onde evitare che si diffondano informazioni distorte in merito.

Ovviamente sarà riportata la sua verità e, in attesa di smentite ufficiali laddove fosse necessario, i tifosi avellinesi potranno autonomamente farsi un’idea sullo stato dei fatti attuali. Di seguito l’intervista esclusiva.

Presidente, lei è uscito a maggio dalla società US Avellino per diversità di opinioni con il suo socio. Cosa l’ha spinta a voler rientrare in società, alla fine di novembre?

Ho lasciato l’Avellino Calcio a malincuore quando a gennaio del 2017 sull’approvazione dell’ultima semestrale, ho notato un aumento costante della situazione debitoria che, non essendo unico socio, da solo non sarei riuscito ad arginare.
Di conseguenza, già a gennaio 2017, ho annunciato alla stampa e ai microfoni di Radio Punto Nuovo che da quel momento la massima priorità sarebbe stata salvare l’Avellino. Ho inoltre aggiunto che, se a giugno non si fosse seguita una mia linea gestionale, avrei lasciato la società.

A salvezza acquisita, infatti, ho chiesto al mio socio Walter Taccone di ridurre le sue quote, che a mio parere non sarebbe riuscito a sostenere. Nello stesso tempo, immaginando un Avellino con 3 soci al 33%, ho proposto a Taccone di far entrare un terzo socio: Angelo D’Agostino. Tale situazione avrebbe diminuito l’esborso economico mensile del socio Taccone.

Saltata questa trattativa mi sono rifiutato di restare in una società che non fosse vestita come avrei voluto. Da quel momento ho tifato per la mia squadra e non mi sono più occupato di nessun aspetto societario, rinunciando a qualunque intervento giornalistico.

Fin qui è tutto chiaro, ma a novembre cosa l’ha spinta a ritornare sui suoi passi?

Assolutamente non sono tornato sui miei passi e ho assistito come spettatore, restando in meticoloso silenzio, anche durante la trattativa Taccone-Ferullo.

Avrei voluto continuare a restarmene da parte, se non avessi ricevuto una telefonata inaspettata di Massimiliano Taccone, in cui mi chiedeva di acquistare l’Avellino calcio evitando così l’ingresso di Ferullo in società. Quella chiamata mi ha riacceso una fiamma dentro, facendomi sperare di poter vedere l’Avellino così come l’avevo sempre sognato.

Il giorno stesso mi sono recato presso l’ufficio di Massimiliano Taccone ed immediatamente abbiamo formulato degli accordi per un mio possibile ingresso in società. Un entusiasmo spento molto presto da una spiacevole scoperta: il sig. Ferullo Angelo era già socio dell’Avellino calcio da qualche settimana prima.

Ovviamente tale circostanza mi ha lasciato basito ed ha reso vano ogni mio accordo preso con Massimiliano Taccone.

A questo punto la trattativa è saltata in quanto Ferullo era già entrato in società, cosa l’ha spinta successivamente a formulare una proposta d’acquisto del 100% della squadra?

Scoprire dopo ore di trattativa, studiata per acquisire l’ US Avellino, che una parte fosse già stata venduta nelle settimane precedenti, mi ha lasciato sgomento e di conseguenza ho rilasciato qualche intervista in cui traspariva rammarico per l’accaduto. Di seguito alle mie esternazioni alla stampa, ho ricevuto una telefonata chiarificatrice di Walter Taccone, attraverso la quale mi proponeva di entrare nell’Avellino al 90%.

Ci risulta però, che lei ha fatto una proposta per il 100% delle quote e non del novanta. Giusto?

All’ennesima richiesta di formulare un’offerta e dopo il precedente di Ferullo, ho detto al Prof. Walter Taccone che non avrei più curato offerte personalmente e, come faccio per le mie aziende in caso di acquisizione, avrei affidato l’incarico ad uno studio specializzato. Lo stesso, poi, ha fatto anche Walter Taccone.

A questo punto è partita la cosiddetta “Due Diligence” terminata con una sua proposta di acquisizione del 100% dell’Avellino. Sappiamo che lei ha inserito dei punti che il dott. Taccone avrebbe dovuto accettare. Su quali ci sono stati disaccordi?

Di tutta la trattativa questa è la parte che più mi ha lasciato perplesso. Alla nostra offerta ufficiale contenente alcuni punti che il presidente avrebbe dovuto accettare, la risposta è stata immediata.
Walter Taccone avrebbe accettato ogni punto, compreso quello nel quale si sarebbe impegnato a dare garanzie attraverso delle fideiussioni. L’unico punto che non avrebbe accettato sarebbe stato quello di cedere il 100% delle quote. In quel preciso istante il gruppo HS ha divulgato un comunicato stampa, nel quale è stato specificata la chiusura della trattativa, essendo stata rifiutata la proposta di subentro al 100%.

Ci risulta che Taccone subito dopo abbia cambiato idea e che sarebbe stato disponibile a cedere il 100%. Cosa ha bloccato ancora la trattativa?

Assolutamente si, sono stato prontamente chiamato, in seguito alla divulgazione del comunicato stampa trasmesso dal gruppo HS. Nella telefonata sono stato messo a conoscenza che anche il punto dell’acquisto al 100% sarebbe stato accettato, ciò è avvenuto solo verbalmente e non per iscritto.

A questo punto, io e Taccone, avendo ricevuto un invito comune ad un evento presso l’Hotel De La Ville, abbiamo approfittato per definire di persona gli ultimi dettagli prima di siglare l’accordo finale.
Purtroppo l’incontro non è andato come speravo: Walter Taccone, al De La Ville, da un lato accettava il punto del 100% delle quote dell’U.S. Avellino, ma allo stesso tempo rifiutava i punti sulle garanzie che aveva precedentemente accettato per iscritto.

In un primo momento non sono riuscito a spiegarmi questo repentino cambiamento: la mattina aveva accettato per iscritto il punto sulle garanzie ma non la vendita del 100%, per poi nel pomeriggio accettare il 100% e non le garanzie. Ci tengo a precisare che tutto quello sto affermando è provato e documentato.

Cosa risponde a chi non vede positivamente le trattative portate a conoscenza dalla stampa?

Rispondo semplicemente che è normalissimo, sarebbe stato anomalo e preoccupante se il tutto fosse stato fatto di nascosto. Quando in passato mi è capitato di acquisire aziende con relativi dipendenti, in regioni dove il mio gruppo era sconosciuto, sia giornalisti che sindacati hanno sempre preteso di rendere pubblico ogni particolare della trattativa, quindi per mia formazione professionale è fondamentale dare trasparenza e chiarezza.

Per esperienza vissuta affermo di aver visto trattative tra aziende in sordina e sono venute fuori situazioni incresciose.
Nel caso specifico dell’Us Avellino, sono maggiori le motivazioni che spingono a dare chiarezza e trasparenza alle trattative, in quanto credo che la squadra di calcio di una città sia patrimonio pubblico.

Alla luce di quanto detto pensa che ci possano essere possibilità per riaprire la trattativa?

Assolutamente no. L’ultimo mio tentativo è stato quello di inserire uno studio di mediazione che curasse la trattativa, proprio per evitare malintesi. Ciononostante si sono verificate situazioni ai limiti della normalità. Arrivati a questo punto, riaprire in qualunque modo la trattativa rasenterebbe il ridicolo.

Sono sereno, non ho alcun tipo di rancore verso niente e nessuno, auguro alla compagine societaria dell’U.S. Avellino di portare alto il nome della nostra provincia.

Inoltre penso di essere sempre stato trasparente e coerente sia nel percorso che nella trattativa e sono pronto ad ascoltare chiunque pensasse il contrario.