“I provvedimenti di chiusura di strutture scolastiche – scrive Giancarlo Giordano – che fino ad ora hanno interessato il Liceo Artistico “De Luca”, l’Istiuto professionale per il commercio ex “Scoca”, l’ I.P.I.A “Amatucci” e il Liceo Scientifico di “Mancini” di Avellino, le ispezioni che stanno interessando la scuola “Solimene” e altri istituti cittadini, rappresentano una vera e propria emergenza scolastica che non si può più sottovalutare tantomeno affrontare in virtù della sola logica emergenziale. .
E’ a rischio la regolarità delle lezioni e lo svolgimento delle duecento ore previste per l’anno scolastico nonché lo stesso corretto esercizio delle attività didattiche non avendo più a disposizione strutture, attrezzature e servizi di supporto, con conseguenze molto serie sullo stesso percorso formativo degli studenti.
Al di là delle specificità delle problematiche legate ai singoli istituti, resta sullo sfondo di questa preoccupante situazione l’isolamento che ogni scuola sta vivendo rispetto al vuoto di poteri in cui è stata lasciata un’istituzione fondamentale dello Stato come la Provincia – titolare di una delega fondamentale come quella dell’edilizia scolastica – da una riforma sconclusionata che le ha tolto risorse finanziarie fondamentali e privata del controllo democratico che proveniva dal soppresso mandato elettorale diretto dei cittadini.
Ma a questo vulnus istituzionale non si può non affiancare quello derivante dalla legge n. 107/2015, cosiddetta “Buona scuola”, e dalla sua conseguente applicazione, che, al di là della facile propaganda d’occasione, ha disvelato tutta la sua inconcludenza avendo puntato su una riforma superficiale ed esteriore della realtà scolastica italiana senza tener conto di alcuni principi di fondo a partire dalla differenza delle condizioni delle strutture edilizie , in particolare per quelle del Mezzogiorno e ricadenti in zone sismische.
Senza entrare nel merito delle dinamiche che investono tutta questa vicenda, dai diversi risvolti giudiziari e amministrativi, il dato oggettivo è che il sistema scolastico cittadino è stato colpito al cuore e che ora occorre innanzitutto impegnarsi con serietà e urgenza per affrontare in modo coordinato ed efficace questa delicata fase emergenziale.
E’ un invito formale quello che rivolgo al Prefetto di Avellino, al Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale e Provinciale, al Presidente della Provincia, al Sindaco della città capoluogo, ai Dirigenti scolastici e alle organizzazioni sndacali, perché si valuti l’opportunità di istituire una sorta di “Tavolo istituzionale permanente di crisi per l’emergenza scolastica” per individuare le migliori soluzioni possibili e affrontare in maniera organica i tanti problemi che dovranno gestirsi a partire dall’immediato e necessario confronto che occorrerà aprire con il Ministero dell’Istruzione .
Sono trascorsi ben 37 anni dall’evento sismico del 23 novembre del 1980 e questa provincia doveva essere il fiore all’occhiello per una moderna pianificazione di edilizia scolastica funzionale e antisismica, non fosse altro per l’immenso fiume di danaro pubblico che si è riversato, e, invece, ci ritroviamo a gestire una emergenza post sismica che non finisce mai.
Sembra un destino beffardo quello di una scuola storica come il liceo scientifico “P.S. Mancini” di Avellino, gloriosa fucina di talenti e di eccellenze formative, che solo qualche giorno prima è assurto alle cronache nazionali per aver vinto il titolo di “Scuola più innovativa d’Italia” all’8ª edizione del “Global Junior Challenge”, il concorso internazionale che seleziona i migliori progetti che utilizzano le moderne tecnologie per portare innovazione e inclusione nel campo dell’educazione e della formazione dei giovani.
Ed è anche per ciò che rappresenta questo nostro patrimonio culturale che occorre fare presto.