Pasquale Manganiello – Sit-in di protesta stamane degli studenti del Liceo Mancini presso Palazzo Caracciolo. Il corteo è partito da Via de Conciliis ed ha raggiunto l’edificio della Provincia dove il presidente Mimmo Gambacorta ha ricevuto il professor Francesco Masi, il professor Lucio Giardullo ed i rappresentanti della Consulta.
Dall’incontro è emerso che la Provincia, in attesa del riesame, ha chiesto un faccia a faccia tra i due periti ed ha riproposto i doppi turni momentanei, sottolineando come non ci sia al momento nessuno stabile, nè pubbico nè privato, capace di accogliere 1200 studenti. D’altra parte la delegazione di insegnanti e studenti ha richiesto che, se sacrificio deve essere, occorre spalmarlo su tutta la comunità studentesca, chiamando in causa le altre scuole. L’idea è quella di estendere i doppi turni, attraverso una rotazione organica, a tutte le scuole superiori di Avellino.
Rabbia e frustrazione tra docenti e genitori che, in nome del diritto allo studio dei ragazzi, pretendono una soluzione in tempi brevi dagli organi competenti.
Sergio Picone, professore di matematica del Liceo Mancini, commenta con commozione quanto sta accadendo, sottolineando che il Liceo Mancini sia a pieno titolo una delle migliori scuole d’Italia:
“Il Mancini ha un difetto – dichiara sarcastico il docente – ha riconoscimenti a livello nazionale ma non ha santi protettori. Diamo fastidio. Chi è delegato a risolvere i problemi non è in grado di proporci nulla. Non tocca a me dare la soluzione, il problema non lo abbiamo creato noi. Io giudico di una gravità unica che per due appuntamenti il presidente Gambacorta non sia venuto, non è quindi una sua priorità risolvere il problema ed è una mancanza di rispetto nei confronti di alunni, professori e genitori. E’ prioritario il diritto allo studio dei nostri studenti quindi chiediamo di rimescolare tutta la proprietà immobiliare della Provincia perchè, come è stato disponibile l’anno scorso il Liceo Mancini, anche il problema della nostra scuola è legato all’intera provincia. Occorre coinvolgere le altre scuole. Da studente del Liceo Mancini, parlo del lontano ’68, dico che già c’era bisogno ai tempi di una succursale: nessuno ci ha mai pensato in 50 anni. Siamo tra le prime 50 scuole d’Italia e lo dico con vanto e con rabbia”.