Pd: addio congresso, un finale già scritto. Se ne riparla l’estate prossima

0
195

«L’on. David Ermini, con le funzioni proprie di Segretario Provinciale, avrà il compito di riavviare, nei tempi e nei modi che riterrà congrui, l’iter congressuale che vedrà l’elezione del nuovo Segretario e dell’Assemblea Provinciale. Il commissariamento ricomprende anche l’Assemblea, la Direzione Provinciale e gli organismi delle stesse eletti, che, da oggi, devono ritenersi ufficialmente revocati».

La nota di Rossi inviata all’assessore regionale del Pd, Assunta Tartaglione, non lascia scampo al partito di via Tagliamento. Da Roma hanno ufficialmente perso la pazienza verso la federazione irpina e, il primo a farlo, è stato proprio David Ermini, come sottolinea la nota di Rossi. «In data 5 ottobre, il Commissario Ermini depositava una relazione sullo stato del tesseramento, con la quale, viste le numerosissime richieste di nuove iscrizioni (4.028), dichiarava di non poter procedere alla certificazione dei nuovi iscritti, a causa dell’assenza di organismi dirigenti in molti circoli della provincia e della impossibilità di procedere da solo ad una necessaria ed approfondita verifica».

Insomma a far traboccare il vaso è stato di nuovo il tesseramento selvaggio di cui si sono resi protagonisti buona parte dei circoli irpini, con oltre 4 mila tessere sottoscritte in soli due giorni a settembre. A cui si sommano le 8800 che, appena sei mei prima, erano state sottoscritte per quel tesseramento 2016 che sarebbe dovuto servire per il congresso straordinario fissato per fine settembre. Già in quell’occasione da Roma avevano deciso di commissariare il Pd irpino, inviando David Ermini, annullando il congresso straordinario con tutte le sue date e fissando i termini per il tesseramento 2017 utile al congresso ordinario del 29 ottobre. In realtà, proprio queste operazioni avevano destato più di un sospetto ad agosto.

Perché mandare un parlamentare del calibro di Ermini a svolgere funzioni di un tecnico? Domanda a cui lo stesso deputato non aveva saputo rispondere in maniera convincente, se non sottolineando il suo ruolo non politico e ribadendo «il direttorio è ancora in funzione». L’ipotesi di un eventuale commissariamento politico del partito fino a dopo le elezioni ha cominciato a girare subito. Il sospetto che, tutta l’operazione di agosto da parte del nazionale fosse finalizzata a questo scopo, è diventata palese quando sono stati resi noti i termini del nuovo tesseramento: aperto, senza alcuna esclusione, chiunque può tesserarsi. Ed ecco arrivare le oltre 4 mila tessere in appena due giorni.

Numeri definiti impressionanti dallo stesso Ermini che si era lanciato in un «neanche le province di Bologna e Firenze hanno tutti questi iscritti». Da qui anche l’impossibilità a verificare in tempi stretti le iscrizioni e procedere all’anagrafe degli iscritti e della platea congressuale. Tutto come da programma, verrebbe da pensare. Fare in modo che la situazione irpina deflagrasse del tutto, dopo quanto già successo prima di agosto, in modo da poter giustificare un commissariamento politico probabilmente già stabilito ad agosto, quando Roma decise di inviare un commissario politico per svolgere compiti tecnici. Evidentemente lo scopo era di farlo poi rimanere, come infatti è accaduto. Ma ad agosto non c’erano i margini di manovra per giustificare questa operazione: il tesseramento si era concluso, non senza contraccolpi, la platea congressuale definita e le date per il congresso, compresi quelli di circolo, fissate. Insomma l’iter era stato completato. Per questo si è deciso di riaprire i giochi, questa volta con tempi molto più ristretti in modo da arrivare all’impossibilità di far svolgere il congresso. Insomma, se deflagrazione doveva essere è arrivata immediatamente.

Ermini, nel frattempo, potrà nominare uno o due sub-commissari ad affiancarlo nel lavoro. Quello che appare certo è che la sua gestione del Pd irpino durerà ben oltre le elezioni politiche. I tempi per svolgere il congresso entro questa data sono troppo ristretti, inoltre si rischierebbe di minare i già delicati equilibri del partito, facendo nascere strane alleanze pur di vincere il congresso. Meglio lasciare le cose come stanno. I candidati al Parlamento verranno scelti da Roma. Ma anche dopo le Politiche sarà impossibile fare il congresso perché, a pochi mesi di distanza, ci saranno le amministrative e il Pd sarà impegnato nella partita del comune capoluogo. Se ne riparlerà, dunque, l’estate prossima quando le tornate elettorali saranno passate e le acque a via Tagliamento calmate.