“Comincio a conoscere questa terra e mi sento libero”: chi era lo chef irpino deceduto in Puglia

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Pasquale Manganiello – Raffaele Casale è morto la scorsa notte alle 4.30 in un incidente stradale. Era alla guida della sua moto quando, per motivi ancora da accertare, si è schiantato contro un palo della luce a Trani. L’incidente sarebbe avvenuto mentre il giovane chef rientrava a casa dopo aver raggiunto degli amici in una villa a Capirro. Incredulità e immenso dolore per i tanti amici, colleghi e conoscenti che hanno raggiunto Trani già in mattinata.

Raffaele, 28enne originario di Sperone, era lo chef delle Lampare al Fortino a Trani. Giovanissimo ma con una lunga esperienza: da Villa Crespi (stage più due anni da capo-partita con Antonino Cannavacciuolo), alla Madonnina con Moreno Cedroni (un anno e mezzo) e altri 18 mesi da Gaetano Trovato, lo chef dello storico Arnolfo di Colle Val D’Elsa (stavolta nei panni di sous chef).

“Comincio a conoscere questa terra e mi sento finalmente libero” – raccontava due mesi fa a Sonia Gioia di charmingitalianchef.com. Un ritratto del suo lavoro e della sua professionalità che evidenziava la straordinaria bravura e passione dello chef irpino:

“Raffaele Casale a 28 anni s’è ritrovato sulle spalle questo bel po’ di roba, oltre alla responsabilità di far quadrare i conti non meno delle ambizioni dei patron. L’impresa avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque. Non al ragazzo passato da Villa Crespi (stage più due anni da capo-partita con Antonino Cannavacciulo), dalla Madonnina con Moreno Cedroni (un anno e mezzo) e altri 18 mesi da Gaetano Trovato, lo chef dello storico Arnolfo di Colle Val D’Elsa (stavolta nei panni di sous chef). Grandi cuochi e la difficile impresa di stare al passo loro, seguendone ritmi e orme. Nessuna complicata come la prima volta nei panni di executive, chiamato a dare dignità e identità a una cucina in cerca d’autore, in una terra che non era la sua. Cercando di non stonare, dato il luogo.

Un anno e qualche mese dopo, questo è il risultato. Raffaele Casale ha affondato il naso nel paniere dei prodotti pugliesi, ha imparato a riconoscere odori e corpo delle materie prime, a distinguere fra i produttori. Ferme restando le certezze di sempre, legate strette alle sue origini: le grandi paste campane (da ciascuna casa-madre il suo formato preferito), i pomodori, le nocciole irpine. Ha messo a frutto le tecniche rubate ai maestri, rigettandole alcune, replicandone altre, fino ad imboccare la sua rotta personalissima. A tutta semplicità e limpidezza, che si esprimono in pochi e nitidissimi ingredienti al piatto.”

“Raffaele ha portato quel tocco di contemporaneità all’offerta del ristorante, ha capacità per fare bene e i suoi piatti escono fuori dal seminato e sono ben presentati” –  affermò Angelo Sabatelli, incaricato del test sulla cucina.

Uno chef apprezzatissimo, una vita spezzata dalla strada in una tragica notte d’estate.

 

Foto charmingitalianchef.com