Pasquale Manganiello – E’ ormai un fuoco di cima e non più di terra quello che sta bruciando 70 ettari di territorio sul Vesuvio anche a causa del forte vento. Non si ferma, quindi, l’emergenza che ha caratterizzato tutta la giornata di ieri con 100 focolai diffusi in tutta la regione. Il fumo denso, che ai turisti in visita a Pompei ha fatto ipotizzare perfino che ci fosse una eruzione in corso, imperversa ancora anche in Irpinia dove il cielo continua ad avere venature rosse.
“Non parliamo di autocombustione, perché mi viene il voltastomaco. Questi incendi sono tutti dolosi” – così Sergio Costa, generale che in Campania comanda i Carabinieri forestali, in una intervista al Corriere della Sera.
“Un bosco può forse infiammarsi da solo ai tropici, non qui. Poi abbiamo già trovato alcuni inneschi e il fatto che si siano sviluppati più incendi in punti differenti e contemporaneamente avvalora la tesi del dolo. Come, del resto, la circostanza che alcuni focolai siano divampati nel fitto della boscaglia, lontano da strade. Queste sono fiamme volute. Sono portato ad ipotizzare che i roghi siano stati appiccati in risposta all’attività del parco nazionale contro l’abusivismo edilizio. Nell’ultimo anno c’è stato un piano importante per acquisire al patrimonio gli immobili edificati illegalmente in zona rossa, nella prospettiva di demolirli. Temo che questa sia la risposta.”
C’era una volta il piromane, quindi. Il termine è ormai associato a qualunque rogo di natura dolosa, ma in realtà la figura patologica riguarda una pulsione irrefrenabile che spinge una persona ad appiccare incendi intenzionalmente, perché prova piacere e soddisfazione nel farlo. Da fermi ed arresti condotti nel corso degli anni dalle forze dell’ordine emerge che soltanto una percentuale minima degli atti criminali è riconducibile a persone effettivamente disturbate. Il piromane patologico “classico” è in via di estinzione.
Il profilo del vero incendiario è caratterizzato dall’interesse che ha ad appiccare incendi in precise zone: in alcune occasioni è stata accertata la responsabilità di allevatori e cacciatori. Laddove, infatti, c’è attività di pastorizia il piromane potrebbe essere chi è in cerca di terreni più agevoli per il pascolo dei loro animali. In altri casi si parla addirittura di personaggi che appiccano il fuoco semplicemente per godersi lo “spettacolo“ dello spegnimento.
Raccapriccianti sono alcune pratiche utilizzate per diffondere il fuoco come appiccare le fiamme su animali vivi cosparsi di benzina (gatti si pensa) che in preda al panico hanno raggiunto la boscaglia più fitta dov’è impossibile intervenire con rapidità quando scoppia un incendio.
Legambiente, intanto, denuncia gravi ritardi da parte della Regione Campania nel piano di prevenzione degli incendi boschivi per il 2017. “La delibera ed il relativo riparto dei fondi – protestano Michele Buonomo, il presidente campano dell’associazione, e Pasquale Raia – risalgono al 23 maggio. Fuori tempo massimo, perchè stiamo parlando di interventi, a cominciare dalla pulizia dei sentieri, che dovrebbero essere realizzati a partire dalla primavera. Urge adesso un tavolo di coordinamento tra gli assessorati all’Ambiente, all’Agricoltura e alla Protezione Civile”.
“La situazione è critica, brucia ovunque e non si riesce a far fronte Per i roghi di queste proporzioni solo i Canadair e gli S64 riescono a fare qualcosa. Noi oggi abbiamo volato per quasi 7 ore ininterrottamente. Il personale sta facendo uno sforzo immane per garantire almeno un aiuto valido con il nostro 412. Considera che canadair e S64 portano dai 7000 ai 9000 litri di acqua, i nostri a stento 6 – 700 litri. Andrebbero schierati qui come l anno scorso almeno gli S64 sull’aeroporto di Salerno in modo da garantire quanto più velocemente possibile gli interventi” – il messaggio di un Vigile del Fuoco postato dal consigliere regionale del M5s, Valeria Ciarambino.
Al momento nessun intervento da parte del presidente della Giunta Regionale, Vincenzo De Luca.