Così voteremo (forse) alle prossime Politiche di Settembre…

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Pasquale Manganiello – La politica irpina è in attesa di capire come e quando si andrà al voto per le prossime Politiche. Tutto è congelato proprio in vista di questa decisione che passa inevitabilmente dall’approvazione della nuova legge elettorale in discussione in queste ore alla Camera. In primis il Partito Democratico: se l’anno scorso il Congresso fu di fatto rimandato per la volontà nazionale di concentrare tutte le forze sul referendum del 4 dicembre , stavolta il rischio è che le Politiche a Settembre sanciscano un ulteriore rinvio dell’elezione del nuovo segretario provinciale.

Intanto la nuova legge elettorale venuta fuori dal lavoro della Commissione Affari Istituzionali traballa. Il testo è approdato in Aula grazie all’accordo tra Pd, Forza Italia, Lega e Movimento Cinquestelle ma il voto segreto sta, inevitabilmente, compromettendo le sorti finali della legge.

I cinquestelle, infatti, hanno annunciato battaglia per introdurre il voto disgiunto (cioè votare il candidato nel collegio e un partito nella parte proporzionale) e le preferenze oltre a voler ridare la parola agli iscritti alla fine della discussione in Parlamento. Il Pd non è d’accordo con questi emendamenti e molti franchi tiratori sono già all’opera per far cadere tutto.

La nuova legge prevederebbe meccanismi identici per Camera e Senato. Nelle 28 circoscrizioni per la Camera ci saranno 225 collegi uninominali, nelle 20 circoscrizioni per il Senato ce ne saranno 112. Come in Germania è prevista una soglia di sbarramento nazionale del 5%, chi resta sotto non partecipa alla ripartizione dei seggi nelle circoscrizioni. Saranno gli eletti dei collegi uninominali ad avere la precedenza nell’assegnazione dei seggi.

Poi si passerà alla parte proporzionale ed ai listini. Questa inversione ha fatto parlare di scomparsa delle candidature bloccate decise dai vertici dei partiti, in realtà si arriverà ad avere un candidato forte e blindato nel collegio uninominale che farà da traino all’elezione di altri fedelissimi, non solo il primo della lista, ma anche il secondo, nella parte proporzionale.

Quindi scheda unica: in una parte l’elettore troverà il simbolo del partito e il nome del candidato al seggio uninominale e nell’altra il simbolo del partito e il listino bloccato dei candidati.

Un patto di ferro già smontato da quanto sta accadendo negli ultimi minuti alla Camera. Al momento, circa 100 parlamentari dei 4 partiti che hanno siglato il patto sono in trincea ostruzionistica. Accuse reciproche tra Pd e Cinquestelle stanno avvelenando il clima. Ipoteticamente, anche se il testo con eventuali modifiche passasse alla Camera, potrebbe essere rigettato quando sarà chiamato in causa il Senato, anche in virtù della minore presenza di parlamentari. Insomma, quello che doveva essere un patto di ferro tra i 4 principali partiti rischia di andare al tappeto già al primo round.

Renzi ha già fatto capire che, in caso di fallimento di questa legge elettorale, premerà per andare al voto con il “Consultellum”, il sistema uscito dalla Corte Costituzionale dopo la bocciatura dell’Italicum.