Al Cimarosa l’infinita melodia del Romanticismo tra Schubert e Chopin con il maestro Stefania Rinaldi

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Dalle innovazioni di Franz Schubert nell’uso sperimentale delle modulazioni, alla tecnica senza eguali del “poeta del pianoforte” Fryderyk Chopin, in un viaggio in musica a cavallo fra forme classiche e pulsioni romantiche.

Venerdì 12 maggio, alle ore 20:30, con «L’infinita melodia del Romanticismo: Schubert e Chopin», prende il via la nuova rassegna «Romanticismo in Rosa» immaginata dal Conservatorio «Domenico Cimarosa» di Avellino, presieduto da Luca Cipriano e diretto da Carmine Santaniello, per omaggiare la grande musica dell’800 declinata al femminile attraverso le donne direttrici d’orchestra che saliranno sul palco dell’Auditorium «Vitale» per accompagnare il pubblico attraverso le grandi melodie di Schubert, Chopin, Beethoven, Mozart, Rossini, Mendelssohn e Liszt.

Si parte venerdì con un concerto per pianoforte e orchestra con il maestro Stefania Rinaldi, docente del Conservatorio avellinese e direttrice del Coro di Voci bianche del Teatro San Carlo di Napoli, che dirigerà al piano il maestro Massimo Saveriano, accompagnato a sua volta dagli orchestrali del «Cimarosa», tra le melodie, ora frenetiche, ora malinconiche, l’uso frequente del modo minore, le dinamiche irregolari con giochi di agogica, di accelerando, di rallentando, di rubato, usate magistralmente da due grandi interpreti dell’800 come Schubert e Chopin.

Il concerto di venerdì 12 maggio «L’infinita melodia del Romanticismo: Schubert e Chopin», ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, sarà incentrato sulla «Sinfonia n.8 in si minore D 759, “Incompiuta”» di Franz Schubert e il «Concerto no. 2 in F minor, Op. 21» di Fryderyk Chopin.

La collocazione cronologica e, ancor più, le strategie compositive, l’orizzonte culturale e le implicazioni psicologiche fanno di Franz Schubert il ponte più importante e rappresentativo fra l’età di Haydn, Mozart e Beethoven e tutto il successivo sviluppo della musica dell’Ottocento, arrivando da un lato a giustificare retrospettivamente, dall’altro ad annunciare profeticamente, quasi un secolo e mezzo di esperienze creative. Schubert esalta il valore autonomo del potere ammaliante della melodia, degli espressivi coloriti dell’armonia e del fascino suggestivo del timbro, mentre i passaggi dal piano al forte non fanno parte di un ampio piano architettonico ma vengono raggiunti con un rapido scatto umorale.

L’incompiutezza della «Sinfonia n. 8 in si minore» rafforza quel senso di domanda senza risposta e di meditazione pessimistica che ne fa uno dei documenti più autentici e alti dell’arte di Schubert.

Le non molte composizioni per pianoforte e orchestra di Fryderyk Chopin furono tutte scritte negli anni giovanili, prima di lasciare Varsavia. La sua personalità risulta già chiara nei Concerti giovanili. Dove emergono più d’una anticipazione della sua scrittura pianistica, del suo fascino melodico e del suo colorito armonico, inconfondibili. E così nel «Concerto no. 2 in F minor, Op. 21» si possono citare come soluzioni strumentali particolarmente riuscite i tremoli degli strumenti ad arco nel “recitativo” della parte centrale del secondo movimento e la percussione “col legno” degli strumenti ad arco nel finale.

Il Concerto n. 2 fu scritto tra la fine del 1829 e l’inizio del 1830 e fu presentato a Varsavia il 17 marzo 1830 da Chopin stesso, che lo scelse anche per il suo esordio parigino, il 26 febbraio 1832. In questa composizione, Chopin si abbandona ad ardenti toni melodrammatici nella parte centrale dell’Adagio, ma nel resto del Concerto domina un tono elegante, malinconico, sognante, intimo.