Rapporto Istat: conti sempre più in rosso per le famiglie

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Negli anni 80 c’erano le nove settimane e mezzo, nel nuovo millennio c’è la… quarta settimana. Come dire: dal fiume in piena della passione al pozzo senza fondo delle spese familiari. O ancora, le quattro mura che si trasformano da ‘alcova del peccato’ a teatro di un dramma. Un vero e proprio spauracchio – la quarta settimana del mese appunto – che aleggia ormai tra molte dimore del bel paese e, manco a dirlo, in mezza Italia meridionale. Da destra a sinistra, ogni forza politica ha costruito una bella fetta di campagna elettorale sull’argomento, ognuna con le proprie proposte e soluzioni. Intanto – purtroppo – la gente continua a barcamenarsi tra bollette, rincari, mutui, benzina gas, elettricità e così via. Roba da mal di testa insomma, come evidenzia, se ce ne fosse ancora bisogno, l’ultima indagine in ordine di tempo sul tema: il rapporto annuale dell’Istat. Il documento, inoltrato dall’Istituto nazionale di Statistica e redatto sulla scorta dei dati 2006, parla chiaro: in Italia circa una famiglia su tre arriva con ‘molta difficoltà’ a fine mese, al sud la percentuale cresce fino al 50 per cento; per circa il 22 per cento delle famiglie meridionali (quasi il 15 per cento al settentrione) suona l’’allarme rosso’ nell’ultima settimana del mese; infine complessivamente tra grandi e piccoli disagi sono tra il 34 ed il 46 per cento, lungo tutto lo stivale, i nuclei che boccheggiano in attesa dello… stipendio successivo. Già, le retribuzioni. Quelle che in Italia, sempre sulla base dei dati Istat, sono di oltre il tredici per cento al di sotto della media europea crollando in sei anni di 17 punti percentuali. Conseguenze? Difficoltà a risparmiare (il 66 per cento non riesce a mettere niente da parte), problemi a gestire spese impreviste e, in taluni casi, ad acquisire generi e servizi di prima necessità. E anche qui i dati sono allarmanti: 4 famiglie su cento dichiarano di aver avuto problemi per l’acquisto di cibo, 10 su 100 per le spese mediche, 7 per i trasporti e quasi 12 su 100 per le tasse. Come era prevedibile, poi, a gravare particolarmente sui bilanci domestici, soprattutto tra i ‘poveri’, sono le spese per la casa. Per loro circa il 33 per cento degli introiti è destinato all’abitazione, con conseguente incremento degli affitti a discapito dell’acquisti.
Infine la ciliegina sulla torta: il lavoro. Diminuisce il numero di disoccupati, ma attenti ad esultare. Al dato non segue un incremento significativo dell’occupazione, anzi si accompagna la preoccupante crescita degli inattivi. Trecentomila in più rispetto al 2004 (e con un incidenza del 48 per cento nel solo meridione) coloro che rinunciano a ricercare un’occupazione perchè sfiduciati sul buon esito dell’operazione. Era l’Italia dei fannulloni, quelli piccoli, e soprattutto quelli grandi, di cui troppo spesso ci si dimentica… Ora è anche l’Italia degli inattivi. Rischia di diventare, se non lo è già, l’Italia dei poveri, vecchi, nuovi e acquisiti. E a proposito di settimane, viene da pensare: come cambiano le cose… in vent’anni.

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