Clan Graziano: dopo l’operazione dello scorso 5 maggio che ha letteramente decapitato il clan irpino, questa mattina il riesame. Nel corso dell’udienza a carico degli appartenenti al clan, la dottoressa Troncone ha richiesto la revoca della misura cautelare a carico di Assunta Santaniello, 69enne, madre di Felice, in quanto le condizioni di salute della donna sono incompatibili con il regime carcerario.
Nell’operazione che ha condotto agli arresti fu accertato il ruolo di primo piano rivestito proprio dalle donne, che gestivano direttamente i traffici illeciti, vista l’assenza dei capoclan relegati dietro le sbarre. La misura cautelare della detenzione in carcere è scattata all’inizio del mese oltre che per Assunta Santaniello anche per Felice Graziano, Biagio Graziano, Anna Romano, Biagio Fusco, Felice Graziano, Antonio Siniscalchi, Sabato Leone, Domenico Desiderio, Annibale Siniscalchi, Ferdinando Damato, Arturo Graziano, Gilda Rega, Fiore Graziano, Salvatore Graziano, Massimo Graziano, Augusto Donnarumma, Patrizio Donnarumma, Antonio Donnarumma, Gaetano Torino, Luigi De Caro, Giovanni Moccia. Nel corso dell’attività investigativa, che ha condotto ai 22 arresti, sono state accertate ben nove, fra estorsioni e tentate estorsioni, prevalentemente in danno di imprenditori operanti nel settore edile. In quasi tutte le circostanze le vittime venivano prima avvicinate da gregari che rivolgevano loro le richieste iniziali per poi essere convocate direttamente dai vertici dell’organizzazione che provvedevano in prima persona alla reiterazione delle richieste. In taluni casi alcuni imprenditori sono stati addirittura picchiati, riportando gravi lesioni, o minacciati di morte se non avessero accettato le condizioni imposte. Le imprese destinatarie di estorsioni venivano prevalentemente individuate fra quelle impegnate in grandi cantieri siti nel Vallo di Lauro ed in altri comuni dell’agro sarnese, a volte operanti anche per conto di amministrazioni pubbliche. Le somme richieste giungevano il più delle volte anche a cifre pari a 200mila euro. (di Oderica Lusi)
Redazione Irpinia
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