Fabrizio Pollio “ricomincia” da Humus: la recensione dell’album

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Oggi è domenica e, sul sito di Panorama, ho ascoltato Humus, il disco di esordio solista di Fabrizio Pollio, cantautore milanese fondatore e frontman della band Io?Drama che, dopo aver collezionato quasi 500 concerti in dieci anni di carriera (tra cui due sold-out da headliner all’Alcatraz di Milano), raggiungendo più volte l’heavy rotation radio su circuito nazionale, decide di “abbandonarsi totalmente a ciò che gli andava di fare, senza troppa ricerca del vintage a tutti i costi e senza dover fare il giovanotto che non è”.

humus

L’ho ascoltato con attenzione e mi è immediatamente andato di riascoltarlo con attenzione. Pollio abbandona gli acuti strazianti di Dafne in Tangenziale o le grida apocalittiche de Gli ultimi versacci di Gregor Samsa ma trascina la sua anima nei migliaia di chilometri percorsi, in marcia su strade di concerti dalla Sardegna alla Siberia, dalla California al Portogallo, sperando che “passi la tempesta”, non dimenticando la piazza, la contestazione, l’opposizione, la critica ad una generazione che si è seduta su se stessa.

Forse sono troppo “generico” quando dico che “Le vite degli altri”, il singolo che ha lanciato l’album e del cui video lo stesso Pollio ha curato la regia, è sicuramente una delle migliori canzoni in assoluto scritte dal cantautore.

Nemmeno mi rendo conto e scopro un Pollio assolutamente inedito in “Nessun Dogma”, un po’ come è  A Sky Full of Stars per i Coldplay rispetto ai pezzi di Parachutes: un’impronta dance ed il ritornello che ti si stampa nella mente. La voglia di reinventarsi. Una novità che, in particolare, il suo pubblico saprà apprezzare.

L’ascendente critica sociale manuciaiana di Comparsa, unico brano insieme a Sospesa scritto con Emanuele Patti, ed il disagio esistenziale e scazzata strafottenza de Il Figlio Malpensante, sono il marchio di fabbrica dell’artista milanese.

Incompiuta è l’incedere musicale del vuoto lasciato da una persona dentro di sé , perché “quando guardavo in alto non è che ero distratto, cercavo un posto migliore per il nostro letto”.

Sospesa è un omaggio musicale a Battisti e Mogol con una soavità modugnana che pervade intensamente il brano: in modo assoluto la perla dell’album.

Fabrizio, è vero, si può ricominciare.

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