La “buona scuola” se non cade a pezzi. Il resto è…voucher

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Pasquale Manganiello – Accesso a un’istruzione gratuita e di qualità per tutti, il no all’alternanza scuola-lavoro e il no alla figura del preside manager. Sono alcuni dei motivi della protesta che ha portato la settimana scorsa migliaia di studenti a scendere in piazza. Sit-in, cortei e manifestazioni si sono sviluppate nelle principali città italiane, da Milano a Napoli, da Venezia a Roma.

Gli studenti romani arrivati in corteo sotto al Miur si erano rivolti direttamente al ministro dell’Istruzione e dell’Università, Stefania Giannini, in visita ieri ad Avellino.

“Ministro se ci senti gli studenti romani dicono no alla Buona Scuola e alla riforma della Costituzione. Siamo arrivati ancora una volta qua perchè non ci hanno ascoltato, ma questa volta lo devono fare, siamo arrivati in tanti nonostante la pioggia e vogliamo tornare a contare”.

Tra gli interventi più urgenti richiesti al Miur hanno citato maggiori investimenti nell’edilizia scolastica e nel sistema dei trasporti pubblici, chiedendo inoltre una scuola “che realmente ci formi, e non ci spinga ad andare all’estero ma crei opportunità di lavoro”.

Stesso clima a Milano: “basta, ora decidiamo noi, una buona scuola, contro la buona scuola ” è stato lo slogan che ha accompagnato il corteo. A Bari diverse centinaia di studenti, medi ed universitari, avevano attraversato le strade dalla città pugliese per chiedere più diritti e più democrazia: molti indossavano una maschera da scimmia dietro uno striscione che annunciava “l’evoluzione sta partendo”.

Manifestazioni, cortei, slogan in netto contrasto con quanto affermato dal Ministro Giannini ieri ad Avellino.

Sei miliardi e 690 milioni per l’edilizia scolastica, una parte significativa per la sicurezza delle scuole, una mobilità straordinaria che ha riguardato 207mila insegnanti, l’alternanza scuola-lavoro a cui i giovani dovrebbero guardare con molto interesse, un sunto di quanto dichiarato dal Ministro.

La riforma non ha convinto per niente gli studenti ed è stata fortemente osteggiata dagli insegnanti costretti a lavorare lontano dalle proprie famiglie e dai propri affetti più cari:

“E’ un mondo che costringe in una fase della carriera ad allontanarsi dalla propria regione, meglio farlo con un posto stabile per lo Stato che in supplenza come negli anni scorsi” – ha chiosato la Giannini che ha aggiunto:

“Devo guardare alla foresta, non agli alberi”.

 

Con riferimento all’edilizia scolastica, Matteo Renzi recentemente ha ricordato che “tutto ciò che la riguarda è finanziabile fuori dai vincoli del patto di stabilità. Il punto chiave – ha precisato – è tornare a progettare.”

“Ho smesso di andare nelle scuole – ha detto il Premier – perché sono stato accusato dal M5S di indottrinare i ragazzi. Su Governo.it tutti i numeri degli interventi che stiamo realizzando sulle scuole. Sulla scuola abbiamo messo più soldi di tutti i precedenti governi”.

I cinquestelle parlano di ben 13 miliardi di tagli, Sinistra Italiana accusa il Governo di continui spot elettorali su questo tema.

Resta il fatto che siamo ultimi in Europa per quanto riguarda gli studenti che riescono a raggiungere il risultato della laurea. Laureati, peraltro, a cui non resta nient’altro da fare che emigrare all’estero per trovare un lavoro che quantomeno corrisponda, sia dal punto di vista economico che della soddisfazione personale, ai sacrifici nello studio ed alle proprie aspettative professionali e personali. Il resto, in Italia, è voucher.

La sicurezza nelle scuole è prioritaria più di un Ponte sullo Stretto. E chi è al Governo dovrebbe saperlo.

La “buona scuola”, quindi, se non cade a pezzi.