Mastroberardino racconta la storia degli ultimi 20 anni del Taurasi

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Ieri, 29 settembre 2016, si è tenuta a Roma, nella splendida cornice dell’Hotel Rome Cavalieri Hilton, una storica degustazione verticale di Taurasi. Piero Mastroberardino, durante una serata speciale organizzata dalla Federazione Italiana Sommelier (FIS), ha ripercorso gli ultimi 20 anni di questo grande vino della Campania, presentando le ultime 13 annate del Radici Taurasi Riserva.

L’annata 2009, il cui rilascio sul mercato è avvenuto appena qualche settimana fa, a ben sette anni dalla sua vendemmia, ha dato avvio alla verticale.

Sono seguite, una a una, tutte le edizioni della Riserva prodotte in casa Mastroberardino, ivi inclusa l’edizione speciale del 2008 dedicata ad Antonio Mastroberardino. Il viaggio multisensoriale nel tempo è arrivato sino al 1996, ripercorrendo con la memoria le tante diverse stagioni che hanno segnato il destino di ciascuno dei vini presentati. Oltre alle annate più recenti, ancora in affinamento, mancava all’appello la sola vendemmia 2002. A causa delle cattive condizioni metereologiche di quell’annata, infatti, la famiglia Mastroberardino decise di non produrre affatto il Taurasi nel rispetto di un livello di qualità e di austerità che, da generazioni, non ammette compromessi.

 

 

 

 

La serata è stata scandita dall’approfondimento tecnico di ciascuna vendemmia presentato da Paolo Lauciani, docente FIS. Tanti i premi, nazionali e internazionali, ottenuti dai vini degustati: dai 98/99esimi dell’annuario 2017 di Luca Maroni appena ricevuti dalla Riserva 2009, ai 96/100 di Robert Parker per la Riserva 2008 Antonio; dai 94/100 di Wine Spectator per la Riserva 2007, alla classificazione come uno tra i migliori 100 vini al mondo del 2013 ottenuto dalla Riserva 2006, ancora secondo Wine Spectator; dai 95/100 di Robert Parker per la Riserva 2005, al titolo di Miglior Vino d’Italia per la Riserva 2004 (premio assegnato dalle principali guide italiane). Il conteggio finale, per amor di cronaca, è arrivato a ben 81 prestigiosi riconoscimenti.

Ad arricchire ulteriormente la serata è stato l’evento di apertura della stessa che ha visto protagonista l’ultimo nato in casa Mastroberardino, il Neroametà 2014. Un ‘blanc de noir’, frutto di uve aglianico in purezza, vinificate in bianco: fermentazione delle uve intere, senza alcun contatto con le bucce, in serbatoi di acciaio, poi circa dieci mesi sui lieviti e altri sei mesi in bottiglia. Un vino che affonda le sue radici in un’idea di Antonio Mastroberardino, che già a metà degli anni ottanta spingeva in avanti la frontiera