L’analisi – Lacrime e contestazione: la depressione abita ad Avellino

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Claudio De Vito – Partiamo dal dato incontestabile del momento e cioè che l’Avellino viene castigato al primo errore e ha un conto aperto con la sfortuna. Ma se è vero che fortuna aiuta gli audaci, la squadra di Toscano ha fatto davvero poco, se non nulla, finora per meritare il sostegno della buona sorte.

Ecco allora servito un altro conto, quello salato della duplice contestazione, a proprietà e tecnico, condito da un ultimo posto che dopo cinque giornate è relativo, ma che sommato a tutta la serie di fattori negativi (compresa la reiterata violazione del fattore campo) contribuisce ad acuire la depressione. Sì perché l’Avellino insieme a tutti i suoi tifosi è depresso, incapace di proporsi, imporsi e reagire nonostante Toscano sia un abile motivare che preferisce spesso e volentieri il bastone alla carota.

Depresso è Ardemagni che sorprende tutti presentandosi di sua iniziativa in lacrime in sala stampa per recitare l’atto di dolore nei confronti del mondo intero. Depresso è il pubblico del Partenio-Lombardi che però trova la forza di inveire contro Toscano mentre il tecnico biancoverde guadagna la bocca del lupo a seguito dell’espulsione per proteste. Depresso è anche Walter Taccone nel mirino dello zoccolo duro della tifoseria che ha deciso di mettere in crisi un idillio in piedi da diversi anni.

L’unico a non essere caduto in depressione, per fortuna, è proprio Toscano che nel post gara ha confessato di non aver mai perso una partita in questo modo. La sensazione, assai sgradevole, è che l’allenatore calabrese goda soltanto del sostegno e della fiducia del club alla luce dei fischi e dei malumori che hanno sottolineato la sua uscita dal campo. La piazza di fatto sembra aver già scaricato Toscano e ne chiede la testa, in realtà non da ora.

Starà a Toscano, l’unico non depresso, far rialzare la testa ai suoi nell’immediato perché sabato a Vicenza si prospetta un’altra missione complicata. Il morale è sotto i tacchi, di gioco e risultati nemmeno a parlarne, e allora l’unica arma da sfoderare è l’orgoglio. Altrimenti la depressione rischia di trasformarsi in rassegnazione già troppo presto.