Alto Calore, l’accusa dell’ex direttore Di Gennaro: “Aggregazione? Qualcuno vuol far passare una verità artefatta”

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Aggregazione tra Acs, Gesesa e Aqp, legge regionale sul riordino del ciclo delle acque e bilancio dell’Alto Calore: l’ex direttore generale dell’Ente di corso Europa, Eduardo Di Gennaro (in carica fino a un anno fa, ndr) dice la “sua” verità.

E lo fa in una nota che non mancherà di sollevare l’ennesima polemica o quantomeno dubbi ed interrogativi sull’operazione in corso tra Alto Calore Servizi, Gesesa e Acquedotto Pugliese.

Per De Gennaro il procedimento è illegittimo.

Sull’aggregazione, chiarisce l’ex direttore, essa “… è prevista dall’ articolo 21 della citata legge, che testualmente cita “ai soggetti gestori titolari di affidamenti conformi al regime pro-tempore di cui all’art. 171 del decreto leg.vo 152/2006, al fine di favorire sinergie operative, sono consentite, nel rispetto della normativa nazionale, operazioni societarie volte all’aggregazione. In ogni caso, se detti soggetti gestiscono il servizio in base a contratti di affidamento regolari, essi continuano a gestire fino alla naturale scadenza dei relativi contratti. Quindi perché questa folle corsa per sostituire l’aggregazione? In merito all’aggregazione, c’è da sottolineare la illegittimità a partecipare della GESESA, che detiene il 59,97% di azioni di privati (ACEA – l’Amministratore unico è Piero Ferrari, fidato uomo ACEA) acquisite con trattativa privata dal Comune di Benevento, senza una gara regolare, come invece prescrive la normativa nazionale”.

Ancora. “La legge 15, prevede il rispetto di una ben definita tempistica (entro fine giugno) per l’indizione di una gara europea per l’affidamento del servizio – ricorda Di Gennaro – previa costituzione dell’Ente idrico d’ambito. Ciò non è stato fatto e quindi la Regione Campania andrebbe commissariata, con l’invio, da parte del Governo centrale di un commissario. Nessuna competenza ha il commissario liquidatore Colucci”.

Infine, la matassa del bilancio di Acs. Con accuse ben precise da parte di Di Gennaro: “L’ente si presenta all’operazione societaria con un Bilancio quantomeno gonfiato, per non dire altro. Infatti lo stato patrimoniale vale circa 130 milioni, determinati dalla fusione per incorporazione dell’Acp, che avrebbe portato e trasferito la proprietà delle opere idriche, che invece la ex Casmez ha dato in proprietà alla Regione Campania e all’allora consorzio idrico interprovinciale dell’Alto Calore solo in uso, ma non in proprietà. Testimoniano quanto detto – conclude l’ex direttore – gli atti, che documentano, in maniera inequivocabile, che il bene è della Regione Campania che, fra l’altro, l’ha iscritto nel proprio patrimonio”.

Due le critiche considerazioni finali di Di Gennaro: “La prima – scrive – è che qualcuno vuol far passare una verità artefatta. La seconda è che gli interlocutori sono ignoranti”.