L’ex ministro Guidi e le estrazioni irregolari in Val d’Agri, a due passi dall’Irpinia

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Alle fine le dimissioni, sollecitate dal premier Renzi direttamente da Boston, sono arrivate nella serata di ieri. Federica Guidi, la ministra italiana dello sviluppo economico, ha annunciato che lascerà l’incarico dopo le rivelazioni sul coinvolgimento del compagno, Gianluca Gemelli, in un’inchiesta sulle irregolarità nelle estrazioni petrolifere in Basilicata. In un’intercettazione telefonica i due sembrano accordarsi per inserire nel testo della legge di stabilità un emendamento promesso da Gemelli a un dirigente della Total.

Così, mentre il caso Potenza scoppia a livello nazionale con la duplice inchiesta (per reati ambientali e il cosiddetto Tempa Rossa che ha permesso di scoprire un… ben sperimentato e consolidato sistema di malaffare caratterizzato da tutta una serie di reati contro la pubblica amministrazione con il Gemelli indagato) relativa alle gestione dei rifiuti liquidi prodotti dal C.O.V.A. (Centro Olio Val d’Agri) di Viggiano, nell’ambito della concessione “Val d’Agri”, al Governo si fanno i complimenti e pretendono i peana per l’onestà.

Secondo le ricostruzioni la Guidi sarebbe coinvolta direttamente, in quanto intercettata al telefono con il compagno avrebbe fatto riferimento ad un emendamento della Legge di Stabilità 2015, approvato nel dicembre del 2014, e con il quale si dava via libera al progetto di estrazione di petrolio Tempa Rossa, in favore della società petrolifera francese Total, di cui l’azienda del fidanzato era subappaltatrice e da cui avrebbe ricavato oltre due milioni di euro.

A tutto questo fa da eco il Referendum del 17 aprile, che pur riguardando le estrazioni di idrocarburi in mare – entro le 12 miglia dalla costa, cioè più o meno a 20 chilometri da terra – non può non essere correlato (dal punto di vista normativo e di indirizzo politico) anche a quelle di terraferma. L’Irpinia è dal 2012 terreno di caccia all’oro nero, una ricerca rallentata soltanto dall’elevato rischio sismico a cui va incontro la regione. Tra l’altro Basilicata e Alta Irpinia sono strettamente connesse, formando un’area, quella del cratere (dalla Valle del Calore all’Ofanto, fino a lambire la Valle del Sele), che, al netto di rischio sismico e idrogeologico, potrebbe rinnovare l’interesse delle compagnie petrolifere.

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