Quando “Pizza Chiena” era il nomignolo di una prostituta ad Avellino…

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La tradizionale pizza rustica della provincia di Avellino, anticamente portata d’eccezione della Pasqua povera, ora è piatto per tutte le stagioni. Una volta, dentro ci finivano tutti gli scarti ed era la portata principale della Pasqua contadina. Oggi è un piatto immancabile sulle tavole irpine, non solo a Pasqua.

La pizza chiena, da cui il nome, se fatta secondo un ipotetico disciplinare deve essere alta almeno sette centimetri.

E’ una torta rustica salata composta da un involucro di impasto simile a quello della pizza e farcita con un ripieno di uova, salumi e formaggio. Sono tante le varianti ed ogni paese dell’entroterra irpino rispetta le sue tradizioni.

Storia popolare, a proposito di “pizza chiena”, rimanda agli ormai lontani anni ’80, quando sulla Variante SS7 per Avellino, la scena del sesso a pagamento era dominata da una meretrice partenopea: subito dopo le gallerie di San Giovanni di Montemiletto, era sempre lì seduta su una seggiolina traballante o all’interno della sua Fiat 126.

Era bionda, quasi ramata e bella in carne per usare un eufemismo. Considerando la sua assidua presenza sul luogo, si può evincere che avesse il suo giro di clienti.

Il suo nome d’arte era “Pizza Chiena” ed è una storia in stile “Amarcord” di Fellini.

“Vecchi tempi”, dirà qualcuno tra sè e sè, tra un pensiero e l’altro.

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