Preoccupa la tragica escalation di suicidi che negli ultimi tempi sta occupando quotidianamente le cronache della Campania.
Nelle ultime 24 ore altri due giovani hanno deciso di porre fine alla propria breve esistenza.
Una donna di 36 anni si è tolta la vita impiccandosi nella sua abitazione di via Roma a Trentinara nel salernitano. Sul posto i volontari dell’Humanitas che non hanno potuto far altro che constatare il decesso della giovane che pare soffrisse di depressione. Sotto choc il piccolo paese del Cilento. La tragedia è avvenuta sul corso principale di Trentinara.
Ieri, invece, tragedia nel primo pomeriggio a Bucciano, in provincia di Benevento. Un 17enne del posto si è tolto la vita impiccandosi ad un albero. Il cadavere è stato ritrovato da alcuni familiari in un terreno, a poca distanza da un capanno adibito a pollaio.
Le ricerche del giovane, studente del liceo artistico di Benevento, erano iniziate intorno alle 12, quando la famiglia non lo aveva visto tornare a casa. Poi la terribile scoperta, intorno alle 14. Inutili i soccorsi dei sanitari del 118: per il minore non c’era più nulla da fare.
I casi di suicidio sembrano essere in netto aumento. I mass media li mettono in diretta correlazione con la crisi economica. È veramente così? Ma come e perché si arriva a questa tragica soluzione? I familiari, le Istituzioni possono in qualche modo fare qualcosa? A chi rivolgersi quando compaiono segnali di mal di vivere?
L’atto suicida può essere una fuga da una situazione sentita come insopportabile, di fronte alla quale in una “visione a tunnel” il soggetto non vede nessuna altra alternativa, è la disperazione.
Esistono altre forme di suicidio, più silenti ma allo stesso modo allarmanti. Si tratta di quelle persone che la vita la rifiutano lentamente, giorno dopo giorno, anestetizzandosi con la droga o con l’alcool. La nostra “società del benessere” sembra ammalata di infelicità. “Si stava meglio quando si stava peggio?”