Avellino Calcio – L’analisi: quattrocento buoni motivi per rialzare la testa subito

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L’inviato a Novara Claudio De Vito – Analizzare da un punto di vista strettamente tattico la partita di Novara diventa impresa assai complicata alla luce del tourbillon di episodi negativi che si sono abbattuti come macigni sull’Avellino nello sciagurato finale di primo tempo. Al “Silvio Piola”, Castaldo e compagni hanno letteralmente perso la bussola tra errori propri e altrui, leggasi in quest’ultimo senso decisioni arbitrali, che non sono andati giù ad Attilio Tesser ma ancor prima alla società.

Ai piani alti non è stato gradito l’inatteso crollo verticale andato in onda in un fazzoletto di tempo fra il 35′ ed il 43′, nel bel mezzo di una gara che già al rientro nel tunnel degli spogliatoi ha fatto scorrere i titoli di coda. Non è piaciuto lo sbandamento generale sul primo gol, ma ancor di più la bambola nel lasso di tempo a cui si accennava che però va radiografata nel merito per avere un quadro netto ed esaustivo del perché e del come è andato tutto storto

Il Novara ha dapprima usufruito di un calcio di rigore poi parato da Frattali e che le immagini successive hanno chiarito non esserci. Il tempo di rimettere la palla in gioco che Evacuo è scattato oltre il filo del fuorigioco riscattando l’errore dal dischetto, poi la mattanza rifinita con la difesa nel pallone sul terzo gol e completata con un altro penalty concesso per fallo di Castaldo su Lanzafame. Una decisione arbitrale forse generosa quando però la frittata era stata spadellata. 18, 35, 37 e 43: non sono numeri da giocare al lotto ma le tappe cifrate della debacle biancoverde nel profondo Nord.

E’ evidente che l’arbitro ci ha messo del suo – Tesser lo ha rimarcato live rincorrendo il guardalinee e guadagnando l’espulsione mentre Evacuo si involava verso la porta per il momentaneo 2-0 – ma ai vertici societari non è piaciuto il tracollo per il quale attendono quanto prima spiegazioni.

Le scelte dell’allenatore non sono in discussione (Biraschi in panchina può starci e in ogni caso è facile disquisirne a posteriori), ma un chiarimento a 360 gradi tra lo stesso Tesser, la squadra e la società servirà certamente a fare in modo che cali di tensione di questa portata non si ripetano più. Un black-out durato poco ma che ha provocato una frana di dubbi e ombre sul cammino dell’Avellino.

tifosi-novara-applausoIl chiarimento con i tifosi invece c’è già stato all’uscita dal campo a testa bassa. I 389 del settore ospiti hanno accettato le bracciata alzate dai calciatori in segno di scusa e hanno applaudito all’unisono mandando giù il boccone amaro con maturità e dignità che appartengono al dna di una tifoseria che ancora una volta ha incantato l’Italia intera.

I decibel del tifo biancoverde sono stati inversamente proporzionali all’andamento della gara, crescendo a dismisura con tanto di sciarpata nella ripresa, quando in dieci l’Avellino ha comunque reagito con orgoglio.

Gli stessi 389 sono stati applauditi da tutto lo stadio al triplice fischio quando lo speaker li ha ringraziati per lo spettacolo offerto. E’ da qui che l’Avellino dovrà ripartire. Dall’incoraggiamento della sua gente che ha apprezzato la forza di volontà messa in campo nel tentativo di rimediare fino in fondo. L’Avellino si è sfilacciato colpevolmente nella fase centrale del match ma successivamente si è ritrovato, ha capito di averla combinata grossa e in un certo senso è già ripartito con quella grinta, seppur tardiva, tributata dal gradimento dei suoi tifosi.

Tesser e i suoi sono di nuovo sotto esame ma fino a un certo punto perché l’assunzione di responsabilità c’è già stata e sarà ancora più manifesta al cospetto della società che, più che con l’arbitro, questa volta ha puntato il dito in casa propria e già confida in una pronta reazione a partire dal prossimo appuntamento con il Bari. Una sfida che già di per sé offre stimoli e motivazioni da sollecitare in maniera particolare per servire il pronto riscatto e archiviare la rovinosa caduta di Novara alla voce “incidente di percorso”.

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