“Dei Sepolcri” di Foscolo, riflessioni a cura del prof. Donnarumma

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Si è tenuto ieri, alle ore 18:30, presso il Santuario Maria Santissima di Carpignano a Grottaminarda, il terzo incontro del ciclo di letture e riflessioni sui grandi classici della letteratura italiana a cura del prof. Gerardo Donnarumma, organizzato dall’associazione ‘Liberi Per Liberare’. Protagonista di questa interessante lezione di cultura e di vita, è stato Ugo Foscolo con “Dei Sepolcri”.

L’incontro è stato aperto dalla presentazione di Sonia Bruno, che ha ringraziato tutte le autorità e i concittadini presenti in sala, i frati che le hanno dato la possibilità di portare avanti questa manifestazione, e il prof. Donnarumma, che con la sua preparazione e sensibilità ci omaggia di preziosi arricchimenti umani e letterari.

Nella riflessione sul tema scelto per questo appuntamento, Sonia Bruno ha coinvolto anche Padre Nicola. Entrambi hanno sottolineato l’importanza, per noi cristiani, di dare degna sepoltura al corpo, tempio dello Spirito Santo. Grottaminarda inoltre, è l’unico paese irpino a conservare delle testimonianze sui riti funebri che si svolgevano nell’800 all’interno della Chiesa di San Tommaso D’Aquino, grazie agli studi del prof. Palomba, recentemente scomparso.

L’uomo ha paura di seppellire il prossimo e le gesta che lo hanno rappresentato, per questo si prende del tempo per metabolizzare la morte. Durante la veglia funebre e il funerale la memoria ha la possibilità di abituarsi all’assenza del defunto per tenere poi vivo il suo ricordo attraverso la cura della tomba.

ha concluso Sonia, passando la parola al prof. Donnarumma, che ha subito contestualizzato la figura e la poetica di Ugo Foscolo nella contemporaneità e nell’opera sistematica di demolizione e svalutazione del pratrimonio artistico da parte dell’uomo moderno. Ultimo recente esempio di questo cedimento culturale è stato l’imprigionamento delle statue di nudi dei Musei Capitolini durante la visita del presidente iraniano Rouhani.

Foscolo fin dal 1968, anno della contestazione giovanile contro la tradizione, è stato etichettato come un autore superato. Un errore imperdonabile, perché la sua poesia esprime dei sentimenti eterni ed universali, con insegnamenti validi in ogni tempo.

All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne

confortate di pianto è forse il sonno

della morte men duro?

La tomba è il simbolo della continuità della vita, e custode del patrimonio umano di ogni individuo. Nella prima parte del componimento Foscolo sottolinea il suo ruolo di tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il sonno della morte, pur non essendo meno duro nei sepolcri più curati, può ugualmente garantire all’uomo l’illusuone di vivere, anche dopo la sua dipartita, nel pensiero di coloro che onoreranno la sua dimora.

Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna

Alla base della teorizzazione del poeta, vi è l’idea che soltanto l’affetto, la “corrispondenza d’amorosi sensi” può garantire all’uomo l’immortalità presso i posteri. Ci sono dei valori e degli ideali in grado di resistere all’azione corrosiva del tempo.

Celeste è questa

corrispondenza d’amorosi sensi,

celeste dote è negli umani; e spesso

per lei si vive con l’amico estinto

e l’estinto con noi

Il sepolcro inoltre è un segno di civiltà, come la famiglia e la religione. La sepoltura non è solo un bisogno, ma un vero e proprio diritto per l’umanità. Ed è proprio dalla negazione di questo diritto che nascono “I Sepolcri” di Foscolo, che discusse della regolamentazione delle pratiche sepolcrali con il letterato Ippolito Pindemonte, a cui è dedicato il componimento. Nel periodo della pubblicazione, risalente al 1807, la questione  ruotava intorno all’editto di Saint Cloud, emanato da Napoleone nel giugno 1804 ed esteso al Regno d’Italia nel 1806. Esso stabilì che le tombe venissero poste al di fuori delle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che fossero tutte uguali. Si volevano così evitare discriminazioni tra i morti, sia per una questione igienico-sanitaria, che ideologico-politica.

Foscolo proietta nella sua opera questa problematica, ponendo l’accento sul materialismo, sul significato della civiltà e della poesia, sulla condizione storica dell’Italia e sulle possibilità di riscatto d’identità individuale e sociale.

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Alimentando un sentimento eroico della vita e una rinnovata fede nella poesia, Foscolo inoltre celebra “le urne de’ forti”, di cui sono esempio i sepolcri dei grandi italiani nella chiesa di S.Croce a Firenze, come simbolo della memoria storica delle nazioni. Il ruolo della tomba passa così dal piano privato a quello pubblico/nazionale, a testimonianza di un passato glorioso, che, in tempi infelici, può essere fonte di speranza in un riscatto futuro. Alle tombe di Firenze l’autore unisce idealmente quelle degli eroi della battaglia di Maratona, ove gli Ateniesi ebbero il coraggio di vincere i Persiani.

Nell’ultima parte dell’opera è svolto il tema della poesia eternatrice. Le tombe ispirano i poeti, che a loro volta contribuiscono a rendere immortali gli eroi. Le tombe dei re troiani ispirarono Omero, che cantò gli eroi greci e il valore di Ettore, simbolo della virtù sfortunata che trova risarcimento nella poesia.

E tu onore di pianti, Ettore, avrai,

ove fia santo e lagrimato il sangue

per la patria versato, e finché il Sole

risplenderà su le sciagure umane.

Insoma, nel carme Foscolo ha effettuato un volo pindarico che ha unito la storia antica con quella del suo tempo,

lasciandoci un’eredità di valori e di affetti validi anche per le generazioni future, soprattutto per chi possiede un nobile sentimento e affronta la vita restando fedele ai suoi valori ed ideali.

Così il prof. Donnarumma ha concluso l’incontro, tra gli applausi entusiasti del pubblico, ormai fedele a questo ricco e interessante appuntamento con la storia della nostra cultura letteraria.

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