Avellino – Lsu: 23 milioni di euro, la provincia esclusa dal riparto

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23 milioni di euro stanziati a favore dei lavoratori socialmente utili. Un’ingente somma che tuttavia suscita perplessità sul piano del riparto. La distribuzione, infatti, non ‘premia’ gli enti locali della provincia di Avellino privilegiando le aree metropolitane della regione. Questa la riflessione evidenziata dai gruppi sindacali Cgil, Cisl e Uil della provincia di Avellino. Secondo le distribuzioni effettuate, infatti, 15 milioni di euro sono stati assegnati al Comune di Napoli; 5 milioni di euro alla Provincia di Napoli; 1,5 milioni alle Province di Caserta e Salerno. La motivazione addotta dalla Giunta regionale a sostegno del riparto sarebbe nel ‘maggiore addensamento’ di Lsu rispetto alla popolazione. “Quello consumato – sostengono le rappresentanze sindacali – è un atto la cui superficialità si colloca nella rincorsa dell’emergenza e che pone la provincia di Avellino in una posizione marginale nei confronti delle aree metropolitane. Una responsabilità che va attribuita all’assenza delle amministrazioni locali irpine che poco o nulla stanno realizzando per favorire i processi di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili. Infatti questa situazione è venuta a determinarsi a causa dell’inerzia dei sindaci e dell’Amministrazione provinciale che nella maggior parte dei casi, approfittando della manodopera gratis e disponibile, con molta lungimiranza non hanno investito un euro per i progetti di stabilizzazione degli Lsu”. Un chiaro attacco alle amministrazioni locali da cui non si esime il segretario generale della Cisl, Errico Ferrara: “Siamo stupefatti. Ancora una volta è stata commessa un’ingiustizia verso il nostro territorio. Con tutto il rispetto per la situazione degli Lsu residenti in aree diverse dalla nostra, credo che un indice di proporzionalità avrebbe assicurato un grado di giustizia che invece non c’è stato. Ora siamo di fronte ad una vera sperequazione dovuta nient’altro che ad una disattenzione amministrativa. Di fronte a questo non possiamo certamente restare in silenzio”. Dunque un’analisi chiara che non manca di evidenziare “…una palese responsabilità della classe politica”. E proprio in base a questi presupposti quattro sono le istanze presentate dalle categorie sindacali: “…ai sindaci, per costruire concrete ipotesi di stabilizzazione degli Lsu; alla Provincia, affinché assuma parte dirigente esprimendo l’idea di un coordinamento alle istanze provinciali; alla Giunta Regionale per concentrare l’attenzione anche su chi evidenzia i problemi in maniera civile e dialettica; alla deputazione regionale irpina per farsi parte attiva e sollecitare una discussione in merito”. Una posizione, quella dei sindacati, che si tramuterà nei prossimi giorni in una forte iniziativa sul piano politico sindacale per chiedere la soluzione ad un problema che da troppi anni si trascina. Ma a quanto pare la sperequazione non è passata inosservata neanche agli occhi della presidente della Provincia Alberta De Simone che si è fatta carico di avviare contatti con tutti i sindaci dei comuni irpini presso cui sono impegnati gli Lsu al fine di predisporre un progetto ampio ed articolato che rientri nelle linee fissate dalla delibera di Giunta regionale dello scorso 13 giugno e pubblicata sul Burc del 4 luglio scorso. La Provincia ha stabilito di assumere il ruolo di Ente capofila nel coordinare le azioni di intervento che si dovranno predisporre in tempi rapidi ed ha assunto l’impegno di sollecitare gli amministratori ad attivarsi per individuare una proposta unitaria e condivisa che dia una risposta ai 500 lavoratori che da anni rappresentano una risorsa straordinaria per i numerosi Enti Locali presso cui sono impegnati. La prossima settimana, inoltre, la De Simone convocherà il sindacato irpino per realizzare un tavolo di concertazione il cui obiettivo è quello di produrre un progetto per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili.

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