Pd, sarà un tesseramento pulito e trasparente? Staremo a vedere

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Poco meno di un anno fa si scopriva a Roma che una tessera Pd su cinque era falsa e che il 20% dei circoli (circa 130) apriva solo in occasione dei congressi, che tra le sezioni e le federazioni i debiti Dem ammontavano a circa 2 milioni di euro. Una situazione che indusse Matteo Orfini a nominare due sub commissari. Il rischio di un tesseramento “gonfiato” è tangibile anche in Irpinia tanto che la presidente del Consiglio Regionale, Rosetta D’Amelio, ha auspicato in una recente intervista un “tesseramento pulito e trasparente”. Ma sarà davvero così?

Al 7 dicembre gli iscritti ad Avellino sono 250. Numero che, in vista del congresso, verrà disintegrato. Eppure è un tempo di forte disaffezione alla politica e, come confermato più volte dagli stessi protagonisti, di disaffezione al Partito Democratico dopo le ultime vicende che hanno tenuto banco a Via Tagliamento. Uno spettacolo di cui avremmo fatto volentieri a meno ma che, probabilmente, non soffocherà il boom di tesseramenti in vista di un Congresso decisivo per le sorti delle varie aree che puntano a prendersi il partito. Gettare le basi per eliminare la logica dei capibastone, delle truppe cammellate e delle convenienze personali sembra al momento alquanto lontano dal reale.

Da oggi partirà il lavoro, strettamente coordinato dalla segreteria regionale, del direttorio formato dai deputati Luigi Famiglietti e Valentina Paris, dalla presidente del consiglio regionale Rosa D’Amelio e l’ex senatore Enzo De Luca.

Il tesseramento propedeutico al congresso sarà invece affidato, almeno nella fase degli adempimenti burocratici di avvio, ai due funzionari del Pd nazionale, Riccardo Tramontano e Donato Riserbato.

Resta d’attualità un documento che dovrebbe essere presentato in giornata dal fronte che si opponeva all’ex segreterio Carmine De Blasio e che ora prende di mira il primo cittadino di Avellino, Paolo Foti, reo di aver nominato autonomamente i nuovi assessori senza confrontarsi con Via Tagliamento

La decisione del sindaco Foti di non aspettare indicazioni dal partito, dopo averne chiesto l’intervento, è stata palesemente mal digerita.

Certo è che bisogna mettersi d’accordo: o la questione inerente a Palazzo Città è slegata da quanto accade a Via Tagliamento o non lo è. Se prima si afferma che le due cose non sono intrecciate, poi non si può pretendere di indirizzare le scelte di chi, da mandato popolare, ha il dovere di farle, soprattutto dopo aver anticipato in seguito ad una riunione di maggioranza, avvenuta proprio in Comune, che in pochi giorni sarebbero stati proclamati i nuovi assessori. Non si comprende come questo “annuncio” sia stato per molti un fulmine a ciel sereno.

Riportando il ragionamento sul piano dei vari posizionamenti precongressuali c’è da mettere in conto l’importanza strategica dei vari outsider alle componenti che hanno finora segnato il percorso provinciale del Pd irpino.

Anche perché, potenzialmente, ai nastri di partenza del prossimo congresso provinciale partiranno tre parlamentari nazionali e tre parlamentari regionali (se ai rappresentanti Dem sommiano anche D’Agostino e Alaia, ndr).

Carlo Iannace ha già detto di voler scendere in campo come riferimento dell’area deluchiana (Governatore) in provincia di Avellino, sostenuto da chi ne ha sposato la causa alle scorse Regionali, Toni Ricciardi, ottenendo peraltro un brillante successo. Iannace porta con sé una dote di consenso che è specificamente riferito alla persona e che difficilmente troverà ostacoli anche in fase precongressuale. Le possibili alleanze si stileranno sui contenuti anche se appare improbabile che il senologo si ricolleghi alla corrente che fa riferimento alla presidente D’Amelio; lo stesso si potrebbe dire della deputata Valentina Paris e di Francesco Todisco, riferimento di “Un Senso alla nostra storia”, che non ha mai nascosto che l’asse con la presidente del Consiglio Regionale, impostata per sfiduciare l’ex segretario De Blasio, non anticipasse di fatto un patto di governo nel futuro, fermo restando la posizione critica che Todisco ha sempre tenuto nei confronti dell’azione politica di opposizione della D’Amelio durante l’era Caldoro.

Dal canto suo, la presidente del Consiglio ha stretto un patto d’acciaio con il deputato Luigi Famiglietti e con Big Bang Irpinia, mentre sembra a corrente alternata l’abbraccio con Gianluca Festa, che può confermarsi mina vagante anche in questa fase precongressuale, il quale sta puntando da tempo ad avere anche la testa di Foti.

D’altra parte c’è il deputato Angelantonio D’Agostino che, chiaramente, deve far fronte ad un ridimensionamento, per usare un eufemismo, del suo partito, Scelta Civica, fagocitato da Renzi e divenuto ormai un partito satellite del Pd a livello nazionale. Il suo ingresso nel Partito democratico appare scontato anche in vista delle elezioni nazionali che, salvo casi straordinari, si terranno nel 2018.

Si è aperto il dibattito anche nell’area che fa riferimento all’ex senatore Enzo De Luca su come organizzare questa fase precongressuale. L’ormai ex segretario Carmine De Blasio si ritrova intorno una squadra, soprattutto formata da giovani, che è interessata a non rinunciare ad avere un ruolo da protagonista nel Pd irpino. Non sembra esserci la necessità di distinguersi ma alcune sensibilità non sembrano in linea con alcuni riferimenti “storici” dell’area così come hanno una propria idea di Pd Roberta Santaniello e “Generazione futura”.

Se tutti avevano chiesto a De Blasio di dare il via a questa nuova fase con le dimissioni, compiendo un gesto che è apparso condiviso con la segreteria nazionale e regionale, ora si tratta di dimostrare, soprattutto da parte dei riferimenti istituzionali, che ci sono le motivazioni per far uscire il Pd irpino dalla palude. Un tesseramento autentico e trasparente farebbe bene al concetto stesso di politica che negli ultimi tempi è stato esageratamente bistrattato.

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