Avellino – Edilizia giudiziaria, la minoranza: “Si rispetti il progetto”

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Avellino – L’opposizione è decisa a tornare in aula, lunedì 11 luglio, per trovare l’intesa decisiva su una questione di estrema imminenza: dare il via libera alla gara, e dunque ai lavori, per la ristrutturazione di Palazzo di Giustizia. E’ con questo spirito che si è svolta questa mattina, presso il centro sociale Samantha della Porta di Avellino, la conferenza stampa con i membri della minoranza, Antonio De Fazio, Antonio Gengaro, Giovanni D’Ercole, e l’avvocato Edoardo Fiore. Un finanziamento concesso, un progetto cantierabile, ma i tempi stringono. E, a dire dei quattro del Patto Civico, le remore della maggioranza non aiutano di certo. Così, mentre pare che sull’avvio dei lavori l’amministrazione Galasso -più orientata verso un disegno di ricostruzione ex novo della cittadella giudiziaria- non apponga sigilli, ma sia pronta a partire a fine estate, il dilemma è ora un altro. La realizzazione dell’interpiano, che, secondo le anime della maggioranza, non sarebbe previsto all’interno del progetto originario e che comporterebbe un altro miliardo di vecchie lire di spesa aggiuntiva. Dunque, stralciare dal piano la realizzazione dei 2500 metri quadri di superficie calpestabile, finalizzata a raddoppiare gli spazi delle aule del primo piano, non comprometterebbe la validità di un progetto, per la maggioranza nato solo in funzione dell’adeguamento antisismico e della messa in sicurezza, secondo quanto previsto dalla 626. Ma la minoranza non condivide e replica: “Non ci sono voci contrarie negli atti ufficiali. Il finanziamento è stato dato per questo progetto. Togliendo l’interpiano si dovrà ricominciare tutto da capo. Per gli eventuali fondi mancanti basterebbe risparmiare sulle consulenze o stornare per due anni i 400 mila euro annuali di risparmio per mutui residui”. I membri di opposizione esprimono, dunque, un giudizio nettamente negativo sulla politica dell’amministrazione in materia e portano la questione all’ordine del giorno della seduta consiliare di lunedì. Tre i punti a loro parere da focalizzare, partendo da una premessa: “L’amministrazione non ha mai veramente verificato, né perseguito concretamente, la possibilità di soluzioni alternative (ad esempio l’utilizzazione di parte del Carcere Borbonico), considerato che ulteriori ritardi ed indecisioni possono far revocare il finanziamento ottenuto”. Questi, dunque, i punti che dovrebbero essere perseguiti per l’interesse della città: eseguire tutti i lavori progettati e finanziati, con il minor disagio possibile per l’esercizio dell’attività giudiziaria; impegnare al più presto, con le necessarie ristrutturazioni, l’edificio dell’ex distretto militare, contiguo al palazzo di Giustizia, da utilizzare come ‘area di compensazione’ per trasferirvi quegli uffici giudiziari di volta in volta interessati ai lavori; individuare, comunque, un’area centrale e pubblica (permutabile con altre aree di proprietà comunale) ove prevedere in futuro la realizzazione di un nuovo complesso giudiziario. Le due ali dell’amministrazione comunale non volano, pertanto, in sintonia e, almeno per il momento, abbracciano cieli diversi. Il che potrebbe non esulare la città dal rischio di perdere, nella peggiore delle ipotesi, quei 10 miliardi di vecchie lire di finanziamento che sono state concesse per la realizzazione di un progetto di ottimizzazione della struttura di piazza Aldo Moro. (Antonietta Miceli)

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