“Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell’odio.”
Ci piace celebrare così, con una frase di Nelson Mandela, simbolo della lotta all’Apartheid, la giornata mondiale dei diritti umani, ricorrenza scelta per ricordare la proclamazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Seppure profonde le parole di Madiba, forse non bastano da sole a rappresentare l’importanza di questa giornata, per questo abbiamo deciso di raccontarvi una storia. Una storia di speranze, che parte da un piccolo stato del Nord Africa, che ha ottenuto l’indipendenza soltanto nel 1965. Si tratta del piccolo stato del Gambia e la storia che ci accingiamo a raccontare inizia, a sua volta, con una citazione.
“Sanna Conteh da solo, vale mezza squadra”.
Una frase che mi disse un giorno, durante un’intervista, Giuseppe Rivellini, ex tecnico di Vitulano e Sporting Accadìa, squadre dilettantistiche rispettivamente del beneventano e del foggiano, con la cui maglia è stato protagonista Sanna, giovane calciatore di colore, partito qualche anno fa dal Gambia, imbarcato su uno dei tanti barconi della speranza, da Tripoli a Lampedusa, fino a giungere in Irpinia.
Prima però la Sicilia e, ancora prima, Senegal e Libia, tappe che Sanna ha percorso quando era ancora minorenne. Il viaggio lo ha pagato lavorando in qualche albergo nel suo Paese, per correre dietro a quel sogno che si chiama calcio, lasciando lì la famiglia e costruendosi una nuova vita tutto da solo.
La prima tappa campana del ragazzo è stato il centro di accoglienza Carpineto a Vitulano nel beneventano, proprio a due passi dal campo sportivo “Gallucci”, dove si allenava la Forza e Coraggio. Sanna è però un rifugiato politico e c’era bisogno di tempo per regolarizzare la sua posizione e essere così “acquistato” da qualche club locale. Non bastavano le insidie del mare, per realizzare il suo sogno Sanna ha dovuto “dribblare” anche diverse traversie burocratiche.
Il primo ad accorgersi delle qualità di Sanna è stato Massimo Taddeo, presidente del club cittadino, che gli ha offerto di giocare per la sua squadra. Dopo la prima esperienza, il calciatore passa al Vitulano, dove sulla panchina c’è il già citato Rivellini, definito da Sanna “come un padre per me”.
Nel percorso di coronazione del suo sogno c’è anche lo Sporting Accadìa, avventura brevissima, che si concluderà con il passaggio all’Audax Cervinara e quindi in Irpinia. L’Audax milita nel girone C di Promozione campana ed è la favorita alla vittoria finale, anche perché guida il raggruppamento da inizio stagione.
Passo dopo passo sembra quasi che il sogno di Sanna, cominciato in Gambia qualche anno fa, si stia realizzando, data l’ottima opportunità concessagli dal presidente del Cervinara Joe Ricci, consigliato come al solito da “papà” Rivellini, che ormai gli funge quasi da procuratore.
Sanna ha superato le insidie di mare e deserto per questa opportunità e ha deciso di raccontarci brevemente la sua storia e i suoi sogni.
“Sono due anni che sto qui in Italia, anche se non capisco ancora perfettamente la lingua – spiega il ragazzo ad Irpinianews – Sono venuto qui anche per aiutare la mia famiglia e per inseguire il mio sogno. Giocare a calcio è la mia vita, ho lasciato la mia famiglia per questo anche se non è stato facile e non lo è tuttora, perché sono partito dal mio Paese quando ero ancora minorenne e sto crescendo quasi da solo”.
C’è un giocatore qui in Italia a cui ti ispiri e per quale squadra vorresti un giorno giocare?
“A me piace giocare a centrocampo, come regista e per questo mi ispiro a Pirlo, secondo me il migliore nel suo ruolo. Non gioca più in Italia, è vero, ma per me non ha paragoni. La mia squadra preferita invece è il Napoli, squadra per cui faccio il tifo e per cui, chissà, spero un giorno di giocare”.
Com’è stato il tuo ambientamento qui in Italia, ci sono stati degli episodi discriminatori nei tuoi confronti?
“Il mio ambientamento è stato ottimo, per fortuna ho trovato tante persone che mi hanno voluto bene, una su tutte mister Rivellini, di cui mi fido ciecamente e che considero quasi come un secondo padre. C’è stato un episodio discriminatorio una volta, durante una partita di calcio, ma non voglio dire di quale squadra si trattava. E’ successo una volta sola, penso che nessuno sia perfetto, loro hanno sbagliato ma non ne voglio fare un dramma, anzi li ho già perdonati.”.
Cosa hai provato quando hai sentito quei cori?
“Al momento mi sono sentito veramente male a sentire quei cori, poi per fortuna gli altri giocatori mi hanno incoraggiato, anche a fine gara e ho ricevuto tantissime chiamate di solidarietà, cosa che mi ha fatto davvero piacere. Fortunatamente è stato solo uno spiacevole episodio isolato e spero che non ricapiti mai più, purtroppo ci sono persone stupide ed ignoranti che si comportano così e non capiscono che siamo tutti uguali e che non c’è alcuna differenza per il colore della pelle”.