“Bruxelles città fantasma”. Il dramma raccontato da un professore avellinese

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Soldiers stand guard in front of the central train station on November 22, 2015 in Brussels, as the Belgian capital remained on the highest security alert level over fears of a Paris-style attack. AFP PHOTO / Emmanuel Dunand (Photo credit should read EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

Bruxelles appare come blindata, dopo che le autorità hanno riconfermato il livello massimo di allerta, definendo la minaccia di attacchi multipli e contemporanei sul modello di quelli di Parigi, come seria ed imminente. Abdeslam Salah, unico superstite tra gli attentatori di Parigi, è stato avvistato a Liegi e sarebbe in fuga verso la Germania. La Grand Place è militarizzata, mentre sono stati annullati tutti gli eventi pubblici, compresi scuole ed università. Il premier Charles Michel ha annunciato che fino a lunedì prossimo l’allerta per la regione di Bruxelles capitale resterà a livello 4.

“Bruxelles è una città fantasma, io abito nei pressi delle istituzioni europee: militari dappertutto, panzer, una sensazione stranissima”.

Questa la descrizione al momento della capitale del Belgio, fornita da chi da diciotto anni ci vive e lavora, ovvero dal professore Giovanni Bevilacqua, avellinese, titolare della cattedra di italiano all’Université catholique de Louvain, campus di Anversa e di Bruxelles.

“Sono arrivato domenica sera qui a Bruxelles perché prima ero in Germania – dichiara il professor Bevilacqua a Irpinianews – ma mi diceva mia moglie che lo stato di allerta è stato alzato soltanto nelle ultime ore. Nei pressi delle istituzioni è stato esposto un cartello con i vari livelli di allerta e la sbarra segnala la casella ‘yellow’. L’attenzione è massimale, gli addetti alla sicurezza privata controllano gli esterni degli edifici e c’è una forma di sospetto continuo. Già da gennaio sono stati inseriti i militari all’esterno dei palazzi delle istituzioni, che affiancano gli addetti alla sicurezza di agenzie private. Polizia ovunque anche all’interno delle stazioni ferroviarie, dove hanno inserito degli sbarramenti che accompagnano la fila delle persone al binario, lo sportello informazioni è addirittura chiuso. Questo è quello che riguarda i treni ad alta percorrenza, mentre i luoghi di incontro sono chiusi o privi di persone. Il mercatino di Place Jourdan nel quartiere di Ixelles, dove la domenica mattina si possono trovare cibi anche italiani, non c’è stato e per questo ci sono state anche diverse lamentele. I supermercati sono stati presi d’assalto, i prodotti di prima necessità come il pane erano esauriti in poche ore”.

Come vive questa situazione una città come Bruxelles con più di 175 mila abitanti?

grand place
La piazza centrale di Bruxelles (Grand Place)

“Strade deserte, anche nei pressi degli edifici della commissione, del Parlamento, del quartiere europeo e nei pressi della metropolitana Schuman. Sirene spiegate tutta la notte. Problemi anche a livello di trasporti, la stazione ferroviaria di Schuman è restata chiusa così come le metropolitane e i tram sotterranei. Il trasporto pubblico è disponibile solo ‘sur-surface’. La mia università è rimasta chiusa lunedì e lo sarà anche martedì, aperto invece il campus di Anversa e per raggiungerlo ho dovuto percorrere due chilometri a piedi fino alla stazione centrale che era assolutamente deserta, quando normalmente ci sono più di duemila persone. Il mio treno era stato cancellato e sono arrivato con mezzora di ritardo. Anche ad Anversa ho notato diversi militari per strada, ma il vero incubo resta nella capitale. Un’atmosfera spettrale: ristoranti vuoti, molti sono rimasti a casa, anche dal mio appartamento non si sentono rumori, come se la città fosse evacuata. Mai vista una situazione del genere in diciassette anni. Vuota anche la Grand Place, dove hanno messo l’albero”.

Quali sono le sue sensazioni sul momento?

“La sensazione è quella di paura e di un sospetto costante, si notano gli sguardi attenti da parte delle persone intorno a te. Sembra quasi che tutti guardino la valigia dell’altro, per vedere se la lascia incustodita o meno. Come se temessero lo scoppio di una bomba da un momento all’altro. Ti senti quasi impotente, sai di non poter far nulla. E’ una sensazione di silenzio che ricorda quasi il terremoto dell’ottanta. Preferisco anche io non muovermi, restare a casa. Tra l’altro c’è stato anche uno sciopero ferroviario nella zona meridionale del Paese che complica ancor più anche eventuali spostamenti.

La preoccupazione principale è che questa situazione vada avanti ancora per diversi giorni, la paura è sempre alta così come la tensione. Sembra quasi di essere in una polveriera pronta ad esplodere, la speranza è che davvero possa risolversi tutto al più presto, altrimenti, qui a Bruxelles, bisognerà accettare il terrorismo come nuova forma di normalità”.

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