Dopo le interviste all’assessore all’Urbanistica Ugo Tomasone , all’ex vice-sindaco dell’Amministrazione Di Nunno Antonio Gengaro e dopo l’intervento di Giovanni D’Ercole, esponente del centro destra, prosegue il nostro approfondimento sul futuro della città di Avellino e sugli aspetti legati all’Urbanistica. Oggi ospitiamo le riflessioni dell’avvocato Michela Arricale, militante PD – (L.S.)
Il PUC è un linguaggio, serve a comunicare e dare corpo ai desideri e alle aspirazioni di una Città.
Non è certo questa la definizione che troverete nell’enciclopedia, essa banalmente vi dirà che il Piano Urbanistico Comunale è “uno strumento di gestione del territorio”
Ma “strumento di gestione”, implicando il governo di un processo ( e ancora a monte l’esistenza stessa di un processo da governare, e cioè di una azione amministrativa ispirata ad un obiettivo), non significa certo cosa diversa.
Il PUC è la risposta concreta che la Città dà alla domanda : cosa vogliamo diventare?
Ed è in questo senso che il piano Cagnardi è un piano urbanistico “illuminato”. Esso risponde con chiarezza e convinzione a quella domanda, e la sua è una risposta ragionata, risultato di un processo di indagine e di sintesi molto partecipato dalla intera comunità.
Questa risposta non può certo essere data una volta per sempre: la Città può decidere di cambiare obiettivo, di voler diventare altro, o di seguire strade diverse per realizzarlo; la trasformazione della “città quotidiana” nella “Città Immaginata” (in termini più prosaici- il processo urbanistico) si realizza solo negli anni, e non può mai dirsi veramente concluso; vive e si evolve in accordo con la vita e l’evoluzione della Città stessa, in un rapporto circolare tra due poli che si generano e si presuppongono l’un l’altro.
Se la Città non ha obiettivi chiari, questo si rifletterà nella sua gestione urbanistica.
La storia di una Città, del resto, non è altro che la storia del governo del suo territorio.
Osservata da questa prospettiva Avellino è una città che ha messo da parte le proprie ambizioni e le proprie aspirazioni, che ha smesso di immaginare un futuro per sè.
L’Urbanistica è un linguaggio che non conosce menzogna: è la cartina di tornasole attraverso cui misurare gli obiettivi e l’operato stesso di un amministrazione, il mezzo attraverso cui smascherarne le bugie e le inadeguatezze.
Il futuro che immaginavamo è nel PUC, la realtà che viviamo è nella sua attuazione distorta.
E tale realtà ci rappresenta una amministrazione che ha scelto negli anni, con coscienza e volontà, di disinteressarsi del futuro della polis per dedicarsi anima e cuore al contingente interesse di questo o quel gruppo di influenza.
E’ la rappresentazione chiara dell’assenza di ogni progetto politico.
E’ come se il nostro obiettivo fosse attraversare un lago, e invece delle barche ci mettessero a disposizione delle biciclette: se il mezzo non è adeguato al fine e l’unico risultato possibile è il fallimento.
A chi imputare questo fallimento? Non certo al lago!
“È inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati” [“le città invisibili” Calvino]
Avellino cosa vuole diventare?
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- Mario Perrotta ed il Il cortocircuito del PUC di Avellino.