“Abbiamo salvato la vita ad una donna, non meritiamo il trattamento mediatico ricevuto”. Parla il prof. Malzoni

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“Ho fatto nascere centomila bambini in questa città, non merito il trattamento mediatico a cui vengo sottoposto da tempo. Vorrei che Avellino si sentisse sicura e orgogliosa di avere questa struttura nel suo territorio”. Così il prof. Carmine Malzoni, a margine della conferenza stampa convocata stamane presso la Diagnostica Medica di Mercogliano, per fare luce sul caso del feto nato morto ad inizio ottobre.

Al tavolo col primario di Ostetricia e Ginecologia della Clinica anche il direttore sanitario Orazio Pennelli, il primario della Terapia Intensiva e Rianimazione Sergio Pascale e il Risk Manager Gaetano Amatruda.

“Abbiamo salvato una persona in condizioni difficilissime – ha riferito Malzoni parlando della madre del bimbo deceduto – E questo è avvenuto in un momento assai difficile per la Sanità in genere, dove noi manteniamo in vita strutture di emergenza come la terapia intensiva neo natale che di recente ha permesso di salvare la vita a tanti neonati”.

Ancora: “In questo caso – continua Malzoni – possiamo parlare di ottima sanità. Abbiamo salvato una vita e siamo fieri di questo. Purtroppo per una serie di equivoci, la vicenda è passata per mala sanità. Siamo stati etichettati come una clinichetta di quarto ordine, una clinica che dopo aver fatto un guaio aveva trasferito la paziente alla struttura pubblica. Ma non è stato così – aggiunge – perchè la nostra è una struttura autosufficiente, dal primo all’ultimo passaggio, il tutto certificato dal Ministero della Sanità”.

I FATTI – A più di venti giorni dai fatti che hanno portato anche all’apertura di un fascicolo d’inchiesta presso la Procura di Avellino, il prof. Malzoni ha ripercorso quanto accaduto in quelle drammatiche ore.

Così come ribadito anche dal dott. Amatruda, da uno scompenso multi organo – che era quello che stava subendo in quelle drammatiche ora la donna – i medici della Malzoni sono riusciti a salvare la vita della paziente quando in pratica non vi erano più possibilità di vita.

“La paziente – spiega il professor Malzoni – è stata ricoverata in condizioni ottimali eccezion fatta per una lieve febbre. Sapevamo che aveva una predisposizione alla gestosi ma nulla lasciava presagire poi quanto accaduto”.

Nel dettaglio, il prof. Malzoni ha parlato di un “… raptus vascolare utero placentare”.

“Quanto accaduto – continua Malzoni ha portato ad una coagulazione massiva all’interno della paziente. Il primo a morire è stato il feto, nel frattempo si è avuta la coagulazione di tutti gli organi. E’ successo nel primo pomeriggio, nel giro di poche ore. All’ingresso avevamo esami normali e il tracciato del cuore che non dava preoccupazioni. In meno di un’ora si è scelto per il parto precipitoso, poi c’è stata una copiosa perdita di sangue e di qui abbiamo subito controllato l’utero che risultava essere ancora sano. Successivamente la paziente ha cominciato a stare molto male, quindi si è verificata una coagulazione massiva e quindi una emorragia irrefrenabile”.

Il prof. Malzoni continua nella sua descrizione: “Abbiamo deciso di asportare l’utero quando già presagivamo che i Carabinieri fossero all’esterno della struttura. La paziente aveva tutto il rene in coagulazione, le abbiamo trasfuso quasi 30 flaconi di sangue e mantenutala in vita per due giorni, poi l’abbiamo operata nello stesso letto della dialisi, intervenendo stavolta con i Carabinieri che erano davvero all’esterno della porta”.

Il racconto drammatico di quei minuti, per fortuna, ha avuto comunque un risvolto felice: “La donna sta bene ora – ha dichiarato Malzoni dovrà affrontare un po’ di postumi a livello renale ma vivrà e tornerà a casa”.

LO SFOGO DI MALZONI – Di qui lo sfogo del prof. Malzoni: Non meritiamo tutto quello che è successo dal punto di vista mediatico. Eventi come questi accadono con una probabilità di uno su mille. Abbiamo salvato una vita e siamo fieri ed orgogliosi di averlo fatto”.

 

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