Lauro – Castello Lancellotti: alla ribalta la commedia napoletana

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LAURO – Con una serie di spettacoli teatrali, previsti per inizio Luglio nel pregevole Castello Lancellotti, la città di Lauro si propone di riportare alla ribalta la vecchia commedia napoletana, una passione antica che, come ci dice la storia di grandi artisti quali Scarpetta, De Filippo e Viviani, è fatta di sacrificio, fantasia e saggezza. L’intento è di rievocare il mito del Cafè-chantant, dell’Avanspettacolo e, in modo particolare, quello della Sceneggiata che tornerà a rivivere con Lina Sastri in “Lacreme napulitane”. Fiorita a Napoli tra le due guerre, la Sceneggiata, secondo l’antropologo Marino Niola, “si può considerare come la più compiuta pathosformel prodotta dalla cultura popolare partenopea del novecento”. Alternando il canto con la recitazione ed il melologo drammatico, questo spettacolo ha portato in scena il ‘vicolo’ di Napoli, con le sue speranze e angosce, le sue Leggi e ‘nfamità, trasformandosi in breve tempo, come ha evidenziato lo studioso Pasquale Scialò, “in uno strumento specifico per conservare e trasmettere intrecciati sistemi di valori tradizionali, traboccanti di emotività e di conflitti personali e sociali”. Nei suoi quasi novant’anni di esistenza, la Sceneggiata ha vissuto periodi di maggior e minor fortuna, giungendo al declino, negli anni novanta, per motivi soprattutto economici. Di certo, alla sua eclissi, se così la si può definire, hanno contribuito anche altri fattori come il mutamento culturale del ‘vicolo’, l’evoluzione dei nuovi media e, probabilmente, alcune dosi eccessive di snobismo intellettuale. Sebbene sia da tempo assente dal palcoscenico, la Sceneggiata non è affatto scomparsa dalla memoria culturale. Si dice che il suo spettatore talvolta si sorprendeva e, nello stesso tempo, si vergognava ad emozionarsi per le grandi canzoni di Bovio, per le vendette di Merola, per la punizione del “malamente”, per le grida del pubblico inferocito e divertito, per il pianto del bimbo senza mamma o per la lezione dello zappatore al figlio “pezzente sagliuto”. Ma cosa sfuggiva al suo controllo e perché si vergognava? Erano emozioni sbagliate? Certamente no! Oggi, a distanza di tempo, il filtro prezioso dei lustri passati porta a rimpiangere le gemme nascoste in quella paccottiglia. “Lacreme napulitane” sarà, quindi, un’occasione straordinaria per offrire una revisione scenica e per placare un mal sopito rimorso. Vedremo lame che guizzano nel buio, l’America favolosa degli emigranti degli anni venti, il dolore reale del protagonista tradito, il pentimento della traditrice, lo strazio dei figli abbandonati per bisogno e per scansare le carceri, il rovello crudele dell’antagonista, la condanna e il perdono e sentiremo le più belle canzoni di quegli anni. Ritorneremo, dunque, indietro nel tempo, alla purezza e alla forza della passione pura, con la speranza di poter ridere e piangere senza vergognarci.

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