Io, Avellino, Settembre, la Palestra… tante belle speranze.

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palestra fitness
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BloggerSettembre si sa è mese di buoni propositi, anche perché, non solo riaprono le scuole ma anche le palestre.

Come un cospicuo numero di donne, mi trovo di fronte alle solite considerazioni: “vivo ad Avellino, una piccola città/dina, che ho da fare la sera, soprattutto nei giorni infrasettimanali ? Ma si dai, la palestra fa bene, ti diverti e ti rimetti anche in forma !”

Va da sé che, pigrissima, non ho mai praticato sport, neanche da bambina, nemmeno sollecitata e redarguita da parenti, amici e pure ortopedici, e che, ogni anno pago/regalo un abbonamento ad un centro sportivo, per poi abbandonare dopo, più o meno, un mese di frequenza.

Vabbè ma ogni anno il tentativo si deve fare.

Si comincia, allora, con la cernita della palestra più adeguata:

  • quella è grande, fighissima, sì ma è lontana, con il traffico poi chissà quanto ci metto ad arrivare e già so che mi passa la voglia solo di uscire di casa;
  • quell’altra è nuova, ampio posto auto, ma dai no c’è troppa gente, sai che confusione;
  • quell’altra ancora ha gli istruttori più bravi, le discipline più innovative, però è in centro città e la macchina dove la metto?

Alla fine opti per quella più vicina a casa, paghi l’iscrizione e un cospicuo abbonamento almeno quadrimestrale, che conviene si sa e poi sei più incentivata a non abbandonare e vai!

Varcata la soglia della palestra, però, ti accorgi subito di avere un aspetto del tutto inadeguato: ti sei buttata addosso un pantalone della tuta e una t-shirt qualsiasi, senza nemmeno un filo di mascara in mezzo a donne perfettamente vestite con le ultime firme dell’abbigliamento tecnico, truccate e pure pettinate.

“Eh sì, sto bene grazie, lo so sono un po’ pallida, le occhiaie sono un retaggio familiare, davvero non sono malata, ho anche portato il certificato medico, eh”

Fuggita, il prima possibile, dai convenevoli, ed avendo pagato l’abbonamento open, che almeno speri tra tante discipline ne troverai una che un po’ ti piaccia e ti convinca a continuare, ti butti nella prima, si dai proviamo spinning, sarà come andare in bici, c’è anche la musica, bello!

Dopo nemmeno un quarto d’ora capisci che l’abbigliamento tecnico non è solo una moda e finisci per fare esausta tutta la lezione in piedi, tra l’ilarità generale.

Passi oltre, tenti con la sala cardio, dove devi stare, almeno un’ora su una cyclette, un tapis roulant, o altri strumenti di tortura del genere, guardandoti dritta nello specchio a chiederti: perché?

Via allora nella sala attrezzi, per seguire una scheda allenamento di cui non capisci una h: si perché, ora, anche una semplice serie di addominali si chiama, tipo, “leg brigde su swiss ball”, e l’istruttore, all’ennesima richiesta di delucidazione, ti guarda come se fossi scema.

No, non fa per me, neanche voglio fare amicizia tra una ripetizione di esercizi e l’altra, né ascoltare le chiacchiere tra i virgulti maschi presenti che, se non sono impegnati a guardare allo specchio, fieri e orgogliosi, i loro guizzanti muscoli, si divertono con discorsi e commenti, spesso sulle astanti, degni dei peggiori bar di Caracas.

Passi, allora, alle così dette “discipline musicali”, magari zumba, sembra divertente!

Cerchi di avanzare nella folla per avvicinarti all’istruttrice e guardare/imparare meglio i passi, piuttosto che continuare a muoverti come una tarantola morente e senza manco il senso del ritmo, ma vieni sgomitata e scansata dalla prima fila, manco fosse quella del Bolshoi, delle fedelissime, che ti ricaccia indietro, si sa un abbonato (almeno da più tempo di te) ha sempre un posto in prima fila e poi, onestamente, hai paura di tutte quelle unghione, laccate, gellate, riscostruite o come cavolo si dice.

Alla fine torni a casa esausta e per la fame, ma anche per le frustrazioni e mortificazioni subite finisci per mangiare tutto ciò che ti capita a tiro, a momenti anche le gambe del tavolo, vanificando il duro lavoro fisico fatto.

Il giorno dopo, poi, neanche riesci ad alzarti dal letto per tutti i muscoli, la maggior parte dei quali manco sapevi di avere, che ti fanno male, e il giorno successivo arrivato il momento di tornare al centro sportivo, sembri un bimbo di prima elementare: “no, no, no non ci voglio andare” e più avanti “non mi sento bene, ho la febbre”.

E sì che l’anno scorso davvero ho avuto un febbrone in due step, perdendo 2 dei 3 mesi dell’abbonamento, chiaro esempio che non sono io una sfaticata, ma è la palestra che, subdolamente, mi odia e mi respinge.

Ma niente scuse!

Come ogni anno bisogna riprovarci, vado, mi iscrivo in palestra, magari questa volta, però, passo prima dall’estetista, dal parrucchiere e pure dal medico per un vaccino antiinfluenzale, perché si sa l’importante è “provare, provare, provare, pro…”.

Ok sono già stanca.

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