Regionali, De Luca (Pd): “Rilanciare la Campania si può. Ecco come”

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Senatore De Luca, che campagna elettorale sta vivendo?

“Nel mio tour attraverso l’Irpinia, che conta già una cinquantina di tappe, sto riscontrando presenza e partecipazione e credo che, per i tempi che viviamo, non sia un dettaglio. Ad Avellino e provincia riscontro ancora una certa dose di fiducia nella politica e questo mi motiva ancora di più ad andare avanti, mi persuade di aver fatto la scelta giusta. Se e quanto questo si tradurrà in voti lo vedremo la sera del 31 maggio. Per il momento, però, i segnali che raccolgo indicano che l’Irpinia vuole contribuire fattivamente alla definizione di una nuova Regione Campania”.

Torniamo alla sua scelta di ricandidarsi: com’è maturata?

“Ho detto più volte, ed è vero, di essere stato molto indeciso. Ho ragionato a lungo sulla possibilità di rimettermi in discussione, dopo i cinque anni trascorsi al Senato della Repubblica, e sottopormi nuovamente al giudizio degli elettori. Vede, non è una decisione che si può assumere a cuor leggero e ogni volta che mi sono candidato l’ho ponderata attentamente. Stavolta a farmi rompere gli indugi sono state soprattutto le sollecitazioni di tanti amici, molti dirigenti del Partito Democratico, che mi hanno invitato a tornare in campo anche in ragione dell’ingiustizia di cui mio malgrado sono stato vittima alle elezioni politiche del 2013. E poi c’è un’altra ragione”.

Quale?

“Vede, io ho sempre creduto nel Partito democratico, ci ho creduto quando eravamo in pochi a farlo, quando sia sul piano provinciale che su quello nazionale abbiamo vissuto momenti delicati. Non ho mai tentennato sulla mia scelta di campo anche quando intorno al Pd infuriavano i venti di crisi e oggi, che viviamo una situazione di relativa calma, non ho voluto tirarmi indietro. Rilanciare la Campania, per il Pd e le forze alleate, rappresenta una responsabilità inderogabile di fronte al Paese e all’Europa”.

Il suo slogan è “Rilanciare la Campania, cambiare l’Italia”. Davvero si può?

“Non solo si può, si deve. Partendo dalla nostra regione, abbiamo il dovere di indicare un modello di sviluppo per il Mezzogiorno, piattaforma logistica del Mediterraneo. Abbiamo il dovere di costruire una Campania finalmente moderna nel solco dell’integrazione europea, competitiva, aperta alle sfide della globalizzazione. Solo così si può pensare di cambiare l’Italia”.

Quale è, secondo lei, il punto dal quale partire?

“La premessa è che la Campania diventi sinonimo di legalità. Ai cittadini vanno garantiti realmente i diritti all’assistenza, alla salute, alla sicurezza, al benessere, allo sviluppo economico, allo studio e alla formazione. Guardi, io ho un programma che potrebbe apparire ambizioso, ma credo che il nuovo consiglio regionale debba accettare la sfida, impegnandosi a riformare l’Ente prima di tutto in direzione del decentramento, del trasferimento dei poteri ai Comuni. Poi, certo. Non bisogna tralasciare altri obiettivi non più rinviabili”.

Quali?

“Credo sia inderogabile la ridefinizione del riequilibrio tra zone costiere e aree interne. Bisogna spingere sulla leva della bonifica, del disinquinamento, della rigenerazione urbana. La Campania deve archiviare l’emergenza rifiuti e mettere in sicurezza le sue risorse naturali più preziose, a partire dall’acqua, patrimonio dell’Irpinia. Occorre ridefinire le politiche per la famiglia, mentre l’assistenza sanitaria e ospedaliera devono essere aggiornate agli standard europei più elevati. E poi c’è un altro fronte sul quale ritengo indispensabile intervenire”.

A cosa si riferisce?

“Parlo dell’editoria e della comunicazione. In Campania serve una nuova legge, una norma in grado di tutelare il settore e quanti vi lavorano. Non potremmo dire di aver veramente riformato il Paese se non riformiamo un settore tanto nevralgico per la nostra democrazia”.

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