Avellino – Appalti alle Prefetture: Caputo in dissenso con Imbriano

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Avellino – La proposta del segretario provinciale del PRC di assegnare alle prefetture tutti i procedimenti relativi alle gare d’appalto indette dai Comuni di importo superiore a 100.000 euro trova il manifesto dissenso di Luigi Caputo, del Comitato Politico Regionale PRC Campania. In questo modo, infatti, “… si determinerebbe o un onere gravosissimo per le strutture prefettizie, e quindi, indirettamente, il rischio di non sortire l’obiettivo che ci si prefigge: scongiurare il rischio di infiltrazioni camorristiche. Del resto, se valesse l’equazione tra accentramento della gestione delle procedure e certezza della loro regolarità, basterebbe conferire tutte le competenza in materia ad organi statali per risolvere radicalmente il problema. Ipotesi, evidentemente, impraticabile e quindi non sostenibile. Anche perché la correttezza nello svolgimento delle procedure di gara è condizione necessaria, ma non sufficiente, per stroncare l’inserimento dei gruppi criminali nel settore delle opere e dei lavori pubblici, il primo problema al riguardo essendo rappresentato dalla loro preventiva individuazione, cioè da una fase precedente l’effettuazione delle gare d’appalto. Ad Imbriano va ricordato che l’attuale ordinamento già prevede in questa materia una serie di competenze per gli uffici di governo: l’art. 135 del TUEL, infatti, stabilisce l’obbligo di comunicazione al Prefetto di tutti gli atti comunali riguardanti contratti al fine di consentire l’esplicazione delle attività di controllo volte a bloccare i tentativi di infiltrazione della criminalità mafiosa anche con l’eventuale, successivo ricorso all’intervento sostitutivo dei poteri regionali e statali. Più in generale, com’è noto, tra le cause di scioglimento dei Consigli comunali figura anche il condizionamento della criminalità organizzata nei confronti di organismi, singoli amministratori o dell’apparato amministrativo,come ben sanno le numerose amministrazioni locali della nostra regione sciolte per i suddetti motivi nel corso di questi anni, e le numerosissime sottoposte alle verifiche, in alcuni casi ancora in corso, delle commissioni di accesso prefettizie: fenomeno, pur volendo considerare l’uso politico o comunque improprio che in alcuni casi si è fatto di questo strumento, nel suo complesso più che allarmante, che allude all’esistenza di una seria questione morale e di una crisi di legalità in Campania, come dimostra ulteriormente, pur sotto un profilo diverso, la questione dell’abusivismo, venuta ancora una volta alla ribalta della cronaca nei giorni scorsi, che vede la Campania stessa titolare di un poco invidiabile primato in campo nazionale. La lotta alla criminalità richiede il rispetto rigoroso delle norme esistenti e il ripristino di altre inopinatamente cancellate negli scorsi anni, come l’obbligo per le imprese di presentare la certificazione antimafia, abrogato nel 1998, in nome di una deregulation cinica e spregiudicata, per i lavori al di sotto dei 155.000 euro. Ma di ciò quasi nessuno parla, purtroppo”.

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